Sophia Coppola continua il suo percorso di umanizzazione del mondo delle celebrity. In qualche modo, tutti i suoi film parlano di personaggi che cercano di vivere nonostante la pressione continua provocata dalla celebrità (anche la Lux de Le Vergini Suicide a suo modo è una star). Stavolta abbiamo il film forse più intimo e personale, quasi un omaggio al padre Francis, che viene ricreato nel personaggio di Johnny Marco, in questo caso attore, ma comunque rappresentante di un certo tipo di mondo.
È evidente che ci siano moltissime storie di vita vissuta o raccontata nel film della Coppola, che gira con raffinatezza e mestiere, scegliendo la maniera di narrare più divertente e intima. Per l’audience italiana c’è l’ilarità aggiunta dalle beffe orchestrate ai danni dei personaggi televisivi nostrani (chissà che la Marini avrà capito che veniva presa per i fondelli).
La regista si sforza di mostrare la solitudine e la vacuità della vita di un personaggio come il suo protagonista. Purtroppo è veramente arduo provare compassione per una persona dalla vita così invidiabile, e il rischio forte è dare la sensazione che si tratti di gente che non sappia apprezzare le fortune e le sfortune. Forse poteva essere una buna mossa puntare su questa idea, ma improbabile poterlo fare se sei nata col cognome Coppola.
Gianluigi Perrone