Somewhere inside something there is a rush of greatness…ovvero…”Il Paradiso degli Orchi” ha ferito il mio cuore!

Creato il 23 marzo 2014 da Cineclan @cineclan1

Per me Il Paradiso degli Orchi di Pennac è un libro fondamentale. Rappresenta quasi una sorta di rito passaggio, perché l’ho letto in quella fondamentale estate del 2001, quando appena diplomata, stavo per trasferirmi a Milano e i dubbi su quella scelta mi attanagliavano l’anima. Trascorsi dei giorni a Torino con il mio cugino preferito (che poi sia mio cugino di 3° grado poco importa!). E’ a lui, studente di filosofia, che esplicitai per la prima volta la mia teoria sulla diversità ontologica tra i Pokemon e i Digimon e fu lui prima di partire a regalarmi Il Paradiso degli Orchi. Questo accadeva a fine luglio…a fine agosto, quando mi sono trasferita carica di meraviglia da buona terrona, avevo letto tutto il ciclo della famiglia Malaussène e me ne ero innamorata! Se la mia vita fosse un libro, vorrei che un fosse un libro del ciclo… preferibilmente il quarto libro, Signor Malaussène, perché è il mio preferito…e parla anche di cinema.

Da quando mi occupo di produzione cinematografica ho sempre voluto acquistare i diritti di 3 libri, perché secondo me sarebbero dei film meravigliosi: Pastorale Americana di Philiph Roth, After Dark di Haruki Murakami e Il Paradiso degli Orchi di Daniel Pennac. Quindi quando l’anno scorso in una calda giornata d’agosto, su un treno per Bari, ho letto che finalmente sarebbe uscito un film tratto da Il Paradiso degli Orchi, mi son venuti gli occhietti a stelline e cuoricini! Occhietti a stelline e cuoricini che si sono irrimediabilmente frantumati e tramutati in occhietti a fulmini e saette ieri quando finalmente, dopo mesi di tribolazione (ultimamente vivo in un posto dimenticato da dio dove i film escono in sala alla Renè Ferretti!), ho visto il film. Signore e signori, sappiatelo, quello NON è Il Paradiso degli Orchi!

Ora, chiariamo la questione: non sono una purista radicale (o almeno non troppo…), sono laureata in Culture e Letterature Comparate, conosco benissimo la differenza che intercorre tra i differenti media e tra gli adattamenti da un media all’altro. Ci sono libri che ho amato immensamente e di cui amo immensamente i film tratti da essi (un titolo su tutti? Ovviamente Il Padrino, che domande!), ma una cosa è l’adattamento, un’altra la totale mancanza di attinenza al testo che ha questa trasposizione cinematografica. E precisiamo ancora che se avesse avuto un altro titolo e se i nomi dei personaggi fossero stati differenti, sarebbe stato un buonissimo film, una gradevole commedia francese dolce e amara come solo loro sanno fare. Non parlo quindi di regia, fotografia e specifiche tecniche, no, quelle sono buonissime, come già detto. Io mi scaglio contro la totale mancanza di rispetto per l’ontologia della serie, per l’essenza dei personaggi, per il pubblico che ha amato e ama il libro.

Alcuni esempi potrebbero fare al nostro caso:

  • La storia in sé, il plot dell’indagine: ora, capisco che la riduzione per il grande schermo richiede tagli e adattamenti, ma il romanzo ha 202 pagine, non mille e passa come Il Signore degli Anelli! Perché cambiare totalmente le ragioni degli attentati, gli esecutori, le conseguenze per i personaggi! Il vecchio Stojil non c’entra nulla con quella storia, però siccome lo interpreta Kusturica lo dobbiamo per forza rendere più di quello che è?! No, maledizione! La storia originale si prestava benissimo a un adattamento…perché cambiarla? Mistero…
  • Il personaggio di Clara: questa è forse la cosa che mi ha disgustata maggiormente del film e non solo perché Clara è il mio personaggio preferito, ma soprattutto perché Clara è fondamentale per Benjamin! Perché tagliarlo? O meglio, perché mischiare tratti del personaggio di Clara a quello di Louna? Solo per poter mettere una ragazza incinta? No, perché parliamo anche di questo! E’ la mamma Malaussène a sparpagliare i padri, non le figlie! Louna e poi Clara e Thérèse sanno benissimo chi è il padre dei loro figli. E poi la storia con il poliziotto?!? Ma che si sono fumati scrivendo? Perché mischiare frammenti della storia della mamma (che fugge con il poliziotto Pastor nel secondo libro) a quelli di Clara e Louna? Insomma, un’accozzaglia di schegge impazzite senza senso!
  • Il personaggio di Julie: Julie Corrençon è la donna che tutte noi vorremmo essere, che IO vorrei essere. Una giornalista al servizio del reale, una che si è operata da sola d’appendicite in mezzo all’Oceano. Una che decide di amare un uomo come Benjamin e tutto ciò che ne consegue (ovvero la tribù!). Beh, nel film, a parte un po’ di intraprendenza e sfacciataggine non c’è nulla della mia Julie! Nonostante l’interpretazione della Bejo non sia male.

E poi l’assenza di Belleville, vero protagonista insieme alla tribù della storia. La Belleville multietnica, multirazziale, multicolore e accogliente. La Belleville di Hadouch Ben Tayeb e di Yasmina, di Théo e dei vecchietti in camice grigio dei Grandi Magazzini.

Insomma un’occasione sprecata…almeno per me, poi, se non avete letto il libro o se non lo amate, guardatelo, perché è carino…

“Vede, il Capro Espiatorio non è solo quello che, all’occorrenza paga per gli altri. È soprattutto, e anzitutto, un principio esplicativo, signor Malaussène. (Io sono un “principio esplicativo”?)”


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