Mitico Chateau Marmont a Los Angeles(l'albergo dove morì John Belushi, che ospitò James Dean, Marilyn Monroe, Morrison, la Garbo). E'proprio qui che si svolge la vita di molte star, in stanze non di lusso, nascondigli perfetti di solitudine e provvisorietà. Tra loro il protagonista: Johnny Marco , "sesso, droga e lap dance a domicilio per conciliare il sonno" il suo motto. Una fiammante Ferrari nera, con cui spesso gira a vuoto, insegue qualche bionda e poi la voce di una donna, la sua segreteria, che lo sveglia dai suoi lunghi torpori per ricordargli cosa fare, cosa dire e dove andare, ma nonostante questo lui non fa e non dice, ma tutti intorno a lui sono contenti così. Cleo, la figlia, romperà questo ciricolo vizioso, con il suo sorriso porterà vita, calore, luce, emozione soprattutto.
Tanti, infatti e forse troppi, i preamboli a fare da cornice all'unico evento che conta ed è raccontato: l’incontro tra padre e figlia, cullati da scene in apnea, subacquee, in piscina, sul bordo a prendere il sole (Stai bene? gli chiede ad un certo punto, rompendo finalmente quell'eloquente mutismo) stupendi gli occhi di Lui che la guardano estasiato, veramente incantevole Lei (le scene più belle, delicate ed eleganti sono proprio queste. Tutto, infatti, è volutamente dimesso, proprio per dare risalto a queste esplosioni di senso, come una corsa a staffette, tutti corrono per passare il testimone a lei: l'incantevole Cleo)
Non è difficile rendersi conto che si tratta della storia personale dell'autrice, sceneggiatrice e regista: troppa magia negli sguardi tra padre e figlia, troppa accortezza nel ricostruirne i particolari. Silenzi, indugi, stessi gesti, monotonia che stremano, ma si fermano sempre un po'prima dello stancare e tutto questo la Coppola lo annuncia già nella scena di apertura, sommario dello stile che nella pellicola ci avvolgerà in pieno. La telecamera immobile, infatti, inquadra un angolo di un polveroso mini circuito, si sente il rombo di una potente Ferrari che passa quattro o cinque volte prima di fermarsi: sintomo di quel malessere inconscio che sarà la voce narrante del film.In questo vortice lento, Sofia, figlia di un matrimonio sbagliato, che danza e non parla col padre, buona parte del film è quasi muto, si evita di proferire parola. Poi la ex-moglie sparisce misteriosamente per un po' e i tempi del film cambiano, si fanno più frenetici ma pieni di senso, un senso che farà sentire inutile Johnny e che lo porteranno a cambiare vita. Somewhere è un titolo azzeccatissimo, sono tutti dei non luoghi quelli dove i protagonisti si muovo: alberghi, corridoi, un da qualche parte che bene sottolinea il senso di non appartenenza, il vuoto che solo Cleo riuscirà a riempire.
Un critico e fuggente sguardo sulla tv italiana, quando Johnny viene in Italia a ritirare il telegatto: Nino Frassica, Valeria Marini, Simona Ventura testimoniano ancora una volta agli occhi stranieri il trash e la volgarità che tanto ci contraddistingue. Sofia scappa dal lussuoso albergo milanese, dai falsi sorrisi, da Frassica che non azzecca nemmeno il nome dei premiati e della sua coconduttrice, dai balleltti con tette e culi al vento degni del miglior Bagaglino e lancia, credo, un chiaro messaggio.
E i misteriosi sms che lo apostrofano come "stronzo"? E la sua ossessione di essere sempre inseguito da qualcuno? Ho atteso fino alla fine di capirne un po'dipiù, ma a vuoto. Non un capolavoro questo quarto film della Coppola, ma estremamente elegante, molto Nouvelle Vague francese. Notevole Cleo, fa innamorare, cattura l'attenzione e anche io ho sofferto- come Johnny- la sua mancanza quando esce di scena, partendo per il campo estivo: il rumore dell'elicottero copre le parole del padre che vuole esserci d'ora in poi nella vita della figlia, lei lo saluta forse ha inteso il messaggio nonostante tutto. Ma poi il film è tutto qui.Gradevole, ma tutto qui.