Di fronte a tragedie come quella di Parigi, scrivere di qualsiasi altro argomento rischia di essere scambiato per indifferenza. Peggio: per mancata sensibilità. Lo so perchè sono la prima ad indignarmi, quando il racconto dell'attualità più stringente si mischia su Twitter alle frivolezze quotidiane. Commenti su vestiti, viaggi, fidanzati. Battute sceme che, in qualsiasi altra circostanza, mi avrebbero magari anche strappato un sorriso. "Ma non leggi?", mi chiedo ogni volta, "Ma come diavolo fai a far finta di niente?". Ed è un tono mentale stizzito che, nonostante tutto, non esterno mai.
L'ho appresa da lì, la notizia. Come sempre, dal mio social network preferito. I primi a condividerla sono stati i media spagnoli. Prima di Sky 24 e delle agenzie nostrane. Prima dell'ondata di "heart breaking" nei commenti degli americani. Era stata una serata tranquilla, fino a quel momento. L'avevo trascorsa a casa, con le cuffie nelle orecchie, cullata dalla musica che amo. Su Twitter ci ero andata per questo. Per dire al mondo, in centoquaranta caratteri, quanto una manciata di canzoni riesca a farmi stare bene.
Poi ho letto di spari. Di uccisioni a sangue freddo in una sala da concerti.
Ed ho premuto stop su Spotify.
Il sangue ha macchiato il luogo che per me, tra tutti, è il massimo rifugio. Il posto in cui fuggire in dimensioni lontane da ogni singolo problema della vita.
Ho parlato di "pesadilla", perciò. Ho twittato di "horror" e di "voglia di piangere". Ma la realtà è che nessuna parola al mondo riuscirà mai a descrivere la reale portata di quella ferita.Forse scriverò un altro post, nei prossimi giorni. Magari proprio condividendo le reazioni del mondo della musica, chessò. Forse, invece, non farò proprio nulla.
Quel che è certo è che oggi scrivo di altro. E non lo faccio perchè di Parigi non mi importi o perchè non sia sensibile. Scrivo di altro per prendermi una pausa dall'angoscia. Per ricordarmi i lati belli della vita. Perchè, in un modo o nell'altro, bisogna pur andare avanti.
Altrimenti, ragazzi...
Altrimenti hanno già vinto loro.
Eccolo, allora, il mio lato bello. Chè ieri, con una tempistica sfortunata, Málaga ha presentato un nuovo video di promozione turistica. In esso, immagini inedite della città si uniscono ai volti dei malagueñi più illustri per gridare un solo motto: "Somos de Málaga, somos Málaga". Ci sono proprio tutti: da Antonio Banderas a Pablo Alborán passando per Dani Rovira ed altri, numerosi, nomi che si sono distinti nei campi più disparati della cultura e dello sport.
Voi quanti ne riconoscete?