Poble Espanyol, Sónar 2015
Giugno è il mese di Sónar Barcelona, un incontro che dura tre giorni e che ha la musica come centro propulsivo.
Un incontro che trasforma Barcellona in una città casino, più di quello che è di solito il centro della Catalogna. Una città che piace tanto ai giovani, un venue dove si sente atmosfera da perdigiorno, ad ogni angolo di strada. Ma si sa, è normale, ai giovani il casino piace, perché è coinvolgente, trascinante, avvolgente e si spera che l’età media rimanga sotto i 20/22 anni, altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi.
In ogni modo, il Sónar è il parente minore di festival della musica universali, come il Glastonbury in UK e il Coachella negli USA. Il Sónar è un’altra cosa, tutto più alla buona, più caciarone, meno spettacolare, ma molto partecipato.
Anche chi si esibisce sui palchi è più alla mano, magari un po’ dimenticato, come i Chemical Brothers o i surreali e spesso inspiegabili Die Antwoord. Oppure sempre emergenti come Tiga Live o Annie Mac, oppure interessanti e di forte nicchia come FKA Twigs.
E su tutto c’è Barcellona, con il suo fascino che ricorda una piccola Genova, soprattutto nel Barrio Gotico e nella marina. E che ha nelle Ramblas il cuore pulsante di un mondo giovane che cerca, un po’ alla maniera della riviera romagnola, un divertimento non stop e a buon mercato.
Sónar è un evento che meriterebbe una cura maggiore e un target più attento, che potrebbe trasformarlo in una piccola Coachella latina.
Susan Hurlington Minati