di Carlo Camboni

Paco, pianista napoletano disoccupato, diventa agente della Polizia di Stato grazie ad una raccomandazione e, data la sua totale incompetenza, viene nascosto in un deposito giudiziario. Il destino avverso decide che l’intraprendente Commissario Cammarota lo voglia infiltrare nella band di un cantante neomelodico di nome Lollo Love che deve suonare al matrimonio del figlio di un boss camorrista, un assassino che nessuno ha mai visto, O’ Fantasma, per creare le condizioni per l’arresto.
Paco considera la sua città “una fogna a cielo aperto”, parla italiano, ama le regole e la musica colta, ma deve farsi assumere come pianista da Lollo Love, deve recitare una parte, provare a suonare il piano con anema e core e permettere la cattura del boss. Equivoci, nuove amicizie, Mazze di Ferro, di soprannome e di fatto, abiti da sposa faraonici, amorazzi e inseguimenti in Giulia come negli anni settanta, Song ‘e Napule è tutto questo e altro ancora.
Sono talmente tante le citazioni e i riferimenti da cinefili che azzardare definizioni e tentare di etichettare un film come questo mi farebbe scivolare drammaticamente nel precipizio dello snobismo gratuito e non richiesto, esattamente ciò che i due registi hanno cercato di evitare con cura per abbattere i pregiudizi e smorzare la retorica sempre in agguato quando si parla di Napoli, camorra e cantanti neomelodici.

Il film è eccentrico, a tratti bizzarro, e gli attori sostengono ottimamente la scoppiettante sceneggiatura: Carlo Buccirosso, il questore che coltiva il proprio orticello di raccomandazioni politiche, ha una parte che sarebbe piaciuta tanto a Totò; Serena Rossi è deliziosa, Roja e Morelli impagabili.

Nel pre-finale, Paco, guardando la sua città da una finestra rifletterà sulla sua vita e, severo con se stesso, ammetterà amaramente: “come si fa a non amare Napoli?” e, concedetemelo, sembra suggerirci le note di un inno alla gioia di vivere: come si fa a non amare la vita, come si fa a non amare l’Italia?
Carlo Camboni

Cover Amedit n° 19 – Giugno 2014, “Barbatrucco” by Iano
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione online di Amedit n. 19 – Giugno 2014.
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