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Songs of Innocence degli U2, il disco che DOVETE ascoltare
Creato il 15 settembre 2014 da Cannibal KidU2 "Songs of Innocence" Avete sentito il nuovo album degli U2, “Songs of Innocence”? Probabilmente sì, anche se non volevate. Se siete iscritti ad iTunes, se avete un iPhone, iPod, iPad o iQualcosa, Bono e compagni ve l’hanno infilato nelle vostre playlist senza che voi nemmeno lo sapeste. L’hanno pure spacciato per un gesto generoso. Ve l’hanno dato gratis e senza che voi manco lo richiedeste. Che teneri sono stati. La band irlandese non ha però intenzione di fermarsi qui. Il prossimo disco è già quasi pronto e si intitolerà “Songs of Experience”. Ciò che ancora non si sa è come verrà distribuito. Sembra che gli U2 questa volta abbiano intenzione di impiantarlo direttamente nel cervello delle persone mentre dormono in stile Inception. Molti governi mondiali pare abbiano già dato la loro approvazione, dietro lauto pagamento da parte della casa discografica del gruppo.
Prima di pensare al prossimo disco, comunque, c’è ancora da parlare di questo “Songs of Innocence” appena piovuto dal cielo dritto nelle nostre case, ci piaccia o meno. Non che ci sia poi molto da dire. È il classico disco degli U2 in tutto e per tutto. Nessuna novità. Un paio di sorprese comunque ci sono. La prima è l’esclusione di “Invisible” dalla tracklist. Il singolo presentato in pompa magna al Super Bowl americano qualche mese fa che nessuno si era filato. Sarà incluso in “Songs of Experience” oppure Bono si è reso conto che era un pezzo così debole che ha deciso di segarlo del tutto? La seconda sorpresa è la voce della cantante svedese Lykke Li sull’ultima traccia dell’album, “The Troubles”. Quasi inutile aggiungere che la sua parte è il momento migliore dell’intero lavoro. Finalmente Bono toglie per un momento la sua vox urlante dalle scatole e ce ne fa sentire una capace di accarezzare le orecchie dell'ascoltatore senza sforzarsi. Troppo poco e troppo tardi, in ogni caso, per salvare un disco per il resto tutt’altro che fenomenale.
Mettiamolo in chiaro: “Songs of Innocence” non è un disco orripilante come qualcuno in giro ha detto. Gli U2 a me non hanno mai fatto impazzire, ma sono pur sempre gli U2. Non è che all’improvviso si sono trasformati nei Modà. “Songs of Innocence” non è allora tanto un disco brutto, anche se a tratti è un pochetto irritante, per via di un (ab)uso di cori da stadio che risulta eccessivo persino per un gruppo paladino del cosiddetto “stadium rock”. È più che altro un disco stanco, un disco non necessario. È come se la band irlandese si sia rimessa al lavoro non perché avesse davvero qualcosa da dire o avesse l’ispirazione per farlo, ma solo perché era rimasta assente dalle scene da troppo tempo e voleva dire al mondo: “Hey, ci siamo ancora, siamo ancora vivi.” Ci fa piacere sapere che sono ancora vivi, ma noi potevamo anche vivere senza un loro disco nuovo. Al che i loro fan a questo punto ti possono ribattere: “Sì, però ou, nessuno ti obbliga a sentirtelo!” Non è vero. Gli U2 questo disco l’hanno spedito a 500 milioni di persone senza il loro consenso, quindi sì, sei praticamente obbligato a sentirtelo e anche tu che gli U2 non li sopporti attivando la riproduzione random puoi ritrovarti comunque ad ascoltarli. Avendo compiuto un gesto del genere, una mossa di marketing malefica e allo stesso tempo geniale, si sarebbero però potuti sbattere un po’ di più anche nella composizione. Invece da un punto di vista musicale su “Songs of Innocence” c’è poco da segnalare.
Il primo singolo “The Miracle (of Joey Ramone)” come si può facilmente intuire è dedicato al leader della punk band Ramones e ha un testo sincero, appassionato. Peccato che ciò non corrisponda a un brano degno di nota o in alcun modo vicino al sound dei Ramones, bensì alla classica U2ata con un ritornello ruffiano "impreziosito" dal solito coro da stadio ultra fastidioso. Una manciata di altri pezzi potrebbero ambire a diventare dei singoloni di successo, come la paraculissima “Volcano”, altra roba da stadio che invoglia a schiacchiare il tasto “skip” o anche quello "skif" piuttosto che a essere cantata in coro. Oppure il rockone vecchio e che sa di scaduto di “Raised by Wolves”. Il brano migliore del lotto, dopo il citato “The Troubles” con Lykke Li, è per quanto mi riguarda la ballatona “Sleep Like a Baby Tonight”, in cui si sente la mano del produttore Danger Mouse. Non sarà la nuova “One” o “With or Without You”, ma se non altro è un pezzo dolce che non fa venire voglia di gridare a Bono: “E smettila di gridare, Bono!”. Due brani validi su undici? Un po' pochino per essere il disco della band più famosa del mondo o qualcosa del genere. “Songs of Innocence” è allora un album di cui si poteva fare a meno, ma che in realtà non potrete fare a meno di ascoltare. Se non siete iscritti ad iTunes e ancora non l’avete trovato nelle vostre playlist, non temete. Bono verrà presto di persona a casa vostra e vi costringerà ad ascoltarlo. (voto 5/10)
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