Sonia Gandhi non potrà fare l’indiana

Creato il 06 marzo 2012 da Faustodesiderio

Se tutto dipendesse dalla giustizia, i due marò del San Marco non avrebbero quasi nulla da temere. Ma la loro vita e la loro sorte non dipendono solo dalla giustizia che, dopotutto, già si è espressa in modo sommario parlando di “prove incontrovertibili” e arrestando Massimiliano Latorre e Salvatore Girone gettandoli in un girone infernale delle carceri indiane di Kollam. La loro vita e la loro sorte, legate più che mai alla dignità del nostro Stato, dipendono dalla politica indiana e da un vento nazionalista che soffia nello stato di Kollam dove è quasi tutto pronto per andare al voto.  I due marò italiani sono nel mezzo di una lotta politica tra il Partito del Congresso e l’opposizione e sembra che la loro difesa sia un’offesa per l’India. C’è qualcuno in India che può fare qualcosa per i due marò? Sì, c’è. Ed ha un nome italiano e un cognome indiano: Sonia Gandhi, che è a capo del Partito del Congresso che è al governo della confederazione indiana. Sonia Gandhi, però, fa più l’indiana che l’italiana. E non è una battuta. Ce ne guardiamo bene, data la drammatica situazione. Noi non le chiediamo né di essere italiana, come reclamano le sue origini, né di fare l’indiana, come sembra fare senza battere neanche mezzo colpo. Noi le chiediamo solo giustizia e dignità.

Purtroppo, al momento la Gandhi  – una delle donne più potenti della Terra -  sta facendo proprio l’indiana. Non si sa dove sia. Sembra che si ricoverata in ospedale per i postumi di un’operazione.  Il ricovero, però, sa tanto di strategia della lontananza perché la leader del Partito del Congresso sa che proprio nello stato di Kollam l’opposizione sta soffiando sulla passione nazionalista e lei non intende associare il suo nome ad una sconfitta elettorale o ad un ridimensionamento del peso politico del suo partito. La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è così diventata qualcosa di più di un semplice processo a due militari che si sono trovati loro malgrado a scambiare due pescatori per due pirati. Una storia tutta marina e militare è diventata di fatto un caso politico, tanto nazionale quanto internazionale. E, per paradosso, le origini italiane di Sonia Gandhi non sembrano giocare a favore dei soldati del San Marco. Tuttavia, fino a quando la Gandhi potrà fare l’indiana? Fino a quando potrà puntare sul ricovero ospedaliero?

I fatti politici si possono ignorare fino ad un certo punto. Si può far finta di nulla e girare l’angolo. Prima o poi, però, sono loro che vengono a cercare te. Così accadrà  – vedrete -  anche con Sonia Gandhi. Secondo quanto riportato dal Times of India, il Chief Minister del Kerala, Oommen Chandy, ha dichiarato: “Nei confronti dei due fucilieri italiani non verrà mostrata alcuna indulgenza” e ha sostenuto che nei confronti dei militari italiani vi sono “prove incontrovertibili”. Il giudice di Kollam ha disposto che i due marò ricevano in carcere un trattamento differenziato, dato il loro status particolare. E ha lasciato alla polizia e alla direzione generale delle prigioni la libertà di disporre in seguito una diversa forma di custodia. Fra l’altro la tv parla di cibo italiano che sarà messo a loro disposizione. C’è troppa Italia in questa storia perché la figlia di Stefano e Paola Maino possa far finta di nulla. Che si occupi o no del caso dei due marò, tutti sanno che l’indiana Sonia Gandhi è italiana e, dunque, la sorte dei due fucilieri ricadrà in un modo o nell’altro su di lei. Se si disinteresserà del caso, la Gandhi sarà vista come l’italiana che non ha mosso un dito per due suoi “connazionali”. Se  si interesserà al caso, la Gandhi sarà vista come una traditrice della nazione Indiana. Che pasticcio. Come uscirne?

La scelta più sbagliata è proprio quella di voler “fare l’indiana”. Dal momento che il giudizio su die lei comunque ci sarà, allora, tanto vale provare a lavorare nell’unico modo possibile degno di nota: secondo giustizia. E’ inaccettabile che i due soldati italiani siano condannati ancor prima di essere processati. E’ inaccettabili che siano vittime di un processo sommario che è conseguenza di un vento nazionalista che soffia nella confederazione indiana e nello stato dove sono detenuti. E’ inaccettabile che una vicenda militare dai contorni confusi sia gettata in pasto alle emozioni di un’opinione pubblica che invoca vendetta.

Il governo italiano, tramite la Farnesina, ha fatto sapere che l’Italia considera “inaccettabile” che i due marò sotto accusa per la morte dei pescatori indiani siano detenuti in carcere e chiede che sia fatto “ogni sforzo per reperire prontamente strutture e condizioni di permanenza idonee per i due militari”. Il ministro Giulio Terzi ha espresso la preoccupazione del governo italiano per la decisione del tribunale di Kollam.  Lo scontro diplomatico è già nei fatti e non tarderà a riversarsi sulla personalità politica più importante dell’India, l’italo-indiana, Sonia Gandhi, se non troverà parole di forza e dignità per spiegare ai suoi elettori e ai suoi connazionali che chi porta il nome di Gandhi non può scambiare la giustizia con la vendetta.

tratto da Liberal del 6 marzo 2012



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