Magazine Psicologia

Sonno del neonato: correnti di pensiero a confronto.

Da Educareibambini

Nell’articolo “il ciclo veglia sonno del neonato” ti ho accennato l’esistenza di diverse correnti di pensiero circa sonno del neonato 2le metodologie da utilizzare e gli atteggiamenti da assumere quando si è davanti al problema di far addormentare un neonato.

Ti ho, inoltre, presentato sempre nello stesso articolo, la NAP (Nighttime Attachment Parenting) e la CIO ( Cry-It-Out) come le due teorie di maggiore interesse. Ora te li spiego nel dettaglio.

Sonno del neonato: l’approccio NAP

La NAP è una corrente di pensiero incentrata sul bimbo e sulle sue esigenze. È essenzialmente il piccolo a dettare le regole del gioco.

Per i suoi sostenitori dovresti:

  • incoraggiare un’alimentazione su richiesta e non stabilita con rigidi schemi temporali, sia di giorno che di notte,
  • dovresti abituarti a “trasportare” il bimbo in una fascia a tracolla durante il giorno, in modo da averlo sempre vicino a te,
  • dormire nella sua stessa stanza o, meglio ancora, nello stesso letto durante la notte. Se poi decidi di far dormire il piccolo in un lettino allora dovresti offrirgli immediato conforto nel caso si svegli e pianga durante la notte.

L’idea guida è che tu debba avere il massimo contatto possibile con il bambino. Tuo figlio sarà più calmo e si sentirà più sicuro durante il giorno. Ciò favorirà il sonno del neonato durante la notte.

La NAP trova le sue origini nelle teorie sull’attaccamento sviluppate alla fine degli anni ’60 del secolo scorso. Secondo questa teoria le necessità non pienamente soddisfatte quando si è neonati possono innescare dei problemi nell’individuo durante la sua adolescenza e l’età adulta.

Ignorare un bimbo che piange durante la notte è come ignorare i suoi bisogni, perciò, secondo i sostenitori della NAP dargli attenzione è un modo per gratificarlo.

Il massimo sostenitore di questa teoria è William Sears, un esperto pediatra. Dire che egli ami i bambini è un eufemismo: lui e sua moglie hanno avuto otto figli. Dottor Bill (come l’ormai anziano Sears ama farsi chiamare) e la sua consorte Martha sono autori di più di 30 libri sulla genitorialità. Il più conosciuto è sicuramente “The Baby Book“, scr itto, tra l’altro, insieme a due dei loro figli. Con oltre 1 milione di copie vendute, il libro è pieno zeppo di consigli pratici e informazioni utili sul ciclo del sonno del neonato analizzato dal punto di vista della NAP.

Uno dei principi fondamentali stabiliti in questo libro, e che rappresenta una colonna portante dell’intera teoria, si basa sul fatto che mamma e bimbo insieme dormono meglio (bed sharing): tu hai la possibilità di riposare meglio ma anche di rispondere tempestivamente alle richieste di cibo e di attenzioni del tuo piccolo. In realtà, però, i Sears forniscono diverse varianti su questo tema. La gamma va dal condividere lo stesso letto a dormire più semplicemente nella stessa stanza (room sharing).

Il Dottor Bill esorcizza alcune paure degli adulti affermando che non è sua intenzione creare un rapporto emotivo malsano tra bimbo e genitori: prima o poi il piccolo imparerà a dormire da solo, ma non è scientificamente possibile stabilire l’età in cui avverrà questo passaggio.

Fondamentalmente tutto dipende da quanto mamma e papà sono disposti a tollerare la sua presenza nel loro letto o, comunque, nella loro stanza.

Sonno del neonato: l’approccio CIO

Il maggior esponente di questa corrente di pensiero è il dottor Richard Ferber, un ricercatore che si è occupato dei problemi del sonno in età pediatrica. È il fondatore del Centro per i disturbi del sonno in età pediatrica di Boston. Il suo nome è strettamente legato all’approccio CIO sul sonno del neonato, pur non essendone l’ideatore in quanto in realtà tale teoria trova le sue radici profonde già a partire dal XIX Secolo.

Ma come funziona effettivamente questo approccio? Ti spiego …

È basato su quella che in psicologia viene comunemente chiamata “teoria dell’estinzione“.

Questa teoria prevede l’inibizione di un comportamento considerato “sbagliato” attraverso la limitazione di un agente di rinforzo che spesso è rappresentato da un sistema di ricompense. È proprio l’agente di rinforzo a mant

sonno del neonato 3
enere vitale il comportamento che, essendo privato di tale stimolo, tende progressivamente ad estinguersi.

Il tuo bimbo a notte fonda piange per cercare di ottenere le tue attenzioni, vai da lui e lo prendi in braccio per confortarlo fornendogli, dunque, le attenzioni che cercava. A questo punto il bambino smette di piangere. Secondo la CIO questo tuo modo di fare non aiuta a migliorare il sonno del neonato, ma consolida il suo comportamento: il piccolo impara che piangere è un ottimo modo per ricevere attenzioni sia di giorno che di notte.

Piange conoscendo già in anticipo quale sarà la tua reazione!

Tutto questo innesca un atteggiamento interiore chiamato “reinforcement expectation“. Ovviamente, diventando genitore avrai imparato che il miglior modo per calmare il tuo bimbo durante la notte è quello di andare da lui e prenderlo in braccio ma questo tuo comportamento viene percepito come una ricompensa per il pianto.

Così il bimbo, invece di imparare a calmarsi da solo, continuerà a piangere per ottenere conforto.

Si innesca un circolo vizioso che solo tu puoi interrompere.

Come? L’unico modo è non fornire attenzioni al bambino ogni volta che le vorrebbe. Se si vuole favorire il sonno del neonato bisogna insegnargli a riaddormentarsi da solo.

Se il piccolo imparerà a farlo, i pianti nel cuore della notte tenderanno a scomparire.

Questo processo, però, non è gradito dai bambini, da qui il nome “Cry-It-Out“. La CIO rappresenta una via di mezzo tra l’unmodified extinction in cui i genitori si rifiutano di accudire il loro piccolo a prescindere dalla durata del suo pianto e il “camping out” o “fading“, nel quale essi sono comunque sempre presenti, ma passano via via meno tempo vicino al suo lettino per coccolarlo e dargli attenzioni. Tra queste due teorie troviamo la “graduated extinction“.

I genitori accorrono al pianto notturno del bimbo, ma seguendo uno schema ben preciso. La durata del tempo in cui il piccolo viene lasciato piangere man mano viene allungata. Questi lassi temporali vengono deliberatamente cronometrati e incrementati, da qui il termine “graduated”. Lo schema di comportamento desunto dal libro di Richard Ferber “Solve Your Child’s Sleep Problems” si basa proprio su questa metodologia.

Sonno del neonato: l’applicazione della “graduated extinction”.

Per eseguire tale metodo, devi seguire questi passi:

Il primo giorno metti il piccolo nel suo lettino come d’abitudine, magari leggermente più tardi rispetto al solito e aspetta che si addormenti, quindi lascia la stanza. La prima volta che piange aspetta tre minuti prima di rientrare nella stanza per consolarlo (first wait). Questo momento però non deve durare più di uno o due minuti.

Successivamente lascia di nuovo la stanza anche se il piccino sta ancora piangendo. Quindi aspetta altri cinque minuti prima di tornare da lui (second wait) e rimani solo un paio di minuti. Questa volta dovrai attendere 10 minuti prima di rientrare nella stanza e per tutta la notte questo sarà il tempo che dovrai attendere prima di correre a consolare il bebè fino al suo completo risveglio.

Il secondo giorno continua a seguire lo stesso schema ma lascia passare cinque minuti nel first wait e 10 nel secondo, fino ad arrivare a 12 durante il corso di tutta la notte. Il terzo giorno incrementa gli intervalli di tempo tra una visita e l’altra: gli intervalli saranno di 10 minuti il primo, di 12 il secondo, fino ad arrivare a 15 minuti per gli intervalli successivi. Dopo una settimana dovrai accorrere dal bambino solo 30 minuti dopo l’inizio del suo pianto.

Tutto questo non gli piacerà di sicuro, anzi in principio potresti persino sentir aumentare gli scoppi di pianto, ma dalla terza/quarta notte il sonno del neonato migliorerà sostanzialmente.

A questo punto, penserai: “dovrei seguire davvero questo metodo in maniera così precisa?” Non preoccuparti, questo è solo uno schema di principio!

Puoi tranquillamente decidere di variare la tempistica, ma la cosa importante è che gli intervalli di tempo tra una visita e l’altra aumentino progressivamente. Ferber chiama questo approccio “Progressive Waiting Approch“, mentre i suoi critici lo definiscono “Ferberizing“.

A questo punto hai ben chiare le differenze sostanziali tra le due teorie. Quale ti si addice di più?

Solo le tue esperienze e le conoscenze del tuo piccolo possono indirizzarti verso l’una o l’altra.

Sonno del neonato: correnti di pensiero a confronto. by Marco Masella

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog