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Sono Affari di Famiglia: la Trilogia Classica di Star Wars

Creato il 14 dicembre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Sono Affari di Famiglia: la Trilogia Classica di Star Wars

Che il quattro venga prima dell'uno e che il sette segua il tre è soltanto uno dei miracoli della matematica che dobbiamo a George Lucas. Tutto cominciò tanto tempo fa in una galassia lontana con una bega familiare di portata stellare che diede inizio al più molesto caso di nerdismo ecumenico mai registrato nella storia del pianeta con più acqua di questo sistema solare.

Su scritto incipit potrà sembrare un cinico esempio di sottovalutazione del fenomeno Star Wars ma si provi a riassumerne la storia in un solo periodo sintattico e si avrà la consapevolezza della sua struttura leggera. Non che sia un difetto da bistrattare: dai racconti orali degli aedi greci fino a quelli scritti da Shakespeare per poi giungere ai nostri la loro base è sovente semplice e riguarda drammi familiari. Luke Skywalker, unitosi inopinatamente all'Alleanza Ribelle, scopre che il padre è Darth Fener, il più temibile dei sottoposti del malvagio Imperatore, e lo combatte assieme alla ritrovata sorella portando ordine e pace nell'Universo.

Nella prima trilogia di Star Wars l'emozione più importante non è però la sconfitta dell'Impero totalitario e cattivo (pensiero tipico di un radical-chic milionario come Lucas che si comporta da despota nei confronti della sua creatura culturale più famosa) bensì la rivelazione più celebre dei blockbuster hollywoodiani, lo svelamento del segreto meglio custodito degli studios. Meglio ancora di Abrams e dell'imminente Star Wars VII di cui possiamo già immaginare tutta la trama con un buon 80% di probabilità di azzeccarci: sarà il Risveglio del fanservice, come dimostra l'improvvisata collaborazione con Lawrence Kasdan, chiamato perché se ancora non l'avete capito a noi dell'odierno Lucas non frega niente, interessa solo la prima trilogia che voi tanto idolatrate e di cui vi invitiamo a vedere i seguiti dietro moderato compenso fatto di merchandising e biglietti.

Comunque, si diceva dell'importanza della famiglia Skywalker negli equilibri politici dell'universo. La celeberrima battuta, a memoria e sempre che Lucas non modifichi anche quella nella prossima annunciata conversione digitale (scherzo! Paura eh?), fa infatti più o meno così:

"Tu hai ucciso mio padre".

"No, io sono tuo padre". E tanti saluti a Freud.

Non soltanto la Forza scorre potente nella famiglia Skywalker ma anche il Lato Oscuro, in un mescolamento etico molto meno pacifico di come può sembrare all'apparenza: per Luke, uno degli eroi più buoni della storia del cinema e che non ha nemmeno bisogno di una tuta Marvel-DC per accertarlo, il Male è suo padre e la tentazione incestuosa è sua sorella (flagello tragico di un sacco di miti, tipo... ehm tutti) che continua a baciarlo in bocca anche quando lo spettatore con il bicchiere di pop-corn più grosso ha capito il grado di quella parentela. Considerazione a latere (la quattordicesima, lo so, ma è proprio questa la forza della Forza della prima trilogia, tutto è sussurrato e tu puoi divertirti a speculare galassie di ipotesi): principessa Leila, tutte quelle manovre diversive per non cascare subito tra le braccia dello sfrontato Ian Solo verso cui nutri un'imbarazzante attrazione sessuale e poi, come tutte le riottose, quando gliela cedi lo fai con una mancanza di vergogna epocale e perdi il carisma che hai nei primi due film per diventare un comprimario inferiore alla spalla comica Chewbecca (che almeno pilota il Millennium Falcon) e degli insopportabili Ewoks. Gli Ewoks, già.

I puristi starwarsiani non dovrebbero, come fanno in tutte le fiere, volgere il capo dall'altra parte alla mia provocazione: "Ma perché non ci avete un cosplay degli euochs" (ai raduni faccio lo sgrammaticato per darmi un tono simpatico) considerato che l'Impero cade grazie alla collaborazione di queste palle di pelo sgraziate e squittanti come topi terrestri e non si può certo liquidarli come indizi della deriva commerciale del buon Lucas? Star Wars è riuscito ad entrare nell'immaginario globale nonostante sia colmo di sbandate deliranti come queste o dei fastidiosi vaneggiamenti di D-3BO (C-3PO), dei rumorini da teiera di C1-P8 (R2-D2), del corridoio della Morte Nera lasciato in balìa dei caccia dell'Alleanza Ribelle per non si sa quale motivo strategico (a tal proposito le migliori battute le ha fatte Seth MacFarlane nel suo special de I Griffin su Star Wars. Consiglio: recuperatelo perché c'è più affetto verso la saga in quel sarcasmo feroce che in tanti altri prodotti dell'Universo Espanso).

D'altra parte la trilogia fantascientifica ha avuto il merito di alcune delle invenzioni più illuminanti della modernità cinematografica, elencate in rigoroso ordine di preferenza personale: Darth Vader (per una volta in originale, e che diavolo, mica era così impronunciabile!), la Marcia Imperiale di John Williams, la spada laser, l'"io sono tuo padre", l'incipit grafico, il segaligno e ululante Chewbecca. E lo sforzo perfezionistico di George Lucas, che è sempre andato scontrandosi con il fandom più oltranzista, dimostra la natura profondamente aperta di una space-opera dalle maglie larghe quanto pianeti. C'era bisogno di una nuova trilogia? Sì, a patto che a provvedere ad essa sia un uomo con le idee rivolte a Star Wars e non ai suoi fan. Invece, quando si aspetta l'uomo sbagliato al momento giusto ecco che arriva, preceduto da un lens flare, J.J. Abrams. Saranno delusioni, fidatevi di uno stupido. Il 16 dicembre scarterete Star Wars - Il risveglio della Forza come il regalo fattovi dal vostro compagno/a: speravate proprio in un libro ma cazzo, non Il codice da Vinci!


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