COME SI IMBAVAGLIANO I PRESIDI
Nel sito del ministero dell’Istruzione è stato pubblicato il “Codice disciplinare per i dirigenti scolastici”che sarà attivo da sabato 6 novembre.
Da questo codice si evince che:
E’ vietato criticare in pubblico la riforma Gelmini. I dirigenti scolastici (circa 10.000 presidi) che oseranno dire la loro verranno puniti con la sospensione e la perdita fino a sei mesi dello stipendio.
Multa da 150 a 350 euro per chi ha un “alterco” con un genitore.
Multa da 150 a 350 euro per i presidi che circolano senza cartellino di riconoscimento.
Multe da 150 a 350 euro se non mettono la targa sull’uscio del proprio ufficio di presidenza.
Riepilogando, esprimere il proprio dissenso pubblicamente sui provvedimenti del ministro, o peggio ancora lasciare un’intervista a qualche giornale o rivista (anche scolastica) sarebbe “lesivo dell’immagine della pubblica amministrazione”.
Alla faccia della libertà di espressione.
Saranno i direttori dell’Ufficio scolastico regionale a fare da arbitri e stabilire se quanto manifestato dai presidi sia ingiuria o espressione di libertà di pensiero.
La ministra della distruzione scolastica caccia un carico da 11 sugl’insegnanti e promette, inoltre, ispezioni a sorpresa, all’insaputa anche del direttore regionale. Stile Guardia di Finanza, applicato ai singoli insegnanti.
C’è da dire che la Gelmini mette in pratica il “Codice Brunetta” (il 150/09) che dice: “il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’Amministrazione”
Pertanto, sono ammessi solo spot sorridenti, non si deve dire che la scuola va a rotoli.