La continua ricerca del sé attraverso gli occhi degli altri. Viviamo per cercare conferme attraverso persone diverse da noi e invece alcune volte dovremmo ricordarci che l’IO è la persona che più dovrebbe essere importante.
“Sono come tu mi vuoi” diceva una famosa canzone dei CCCP, questa semplice frase apre un mondo inaspettato, quello che incontriamo nello sguardo altrui. Stereotipi, pregiudizi e idee che non ci fanno osservare con oggettività. Cercare di capire come gli altri vorrebbero vederti, come spesso ti fanno sentire o come vorremmo sentirci. Un lavoro in continua evoluzione sui molti sé, che forse non avrà mai una fine, come non si può dare un fine alla propria persona. Evolviamo costantemente ad ogni contatto con gli altri e al contatto con i nostri pensieri.
E’ sempre più facile al giorno d’oggi, frammentare il sé per condividere emozioni e “apparizioni”, soprattutto attraverso i social network. Instagram è l’applicazione che celebra l’emergere del narcisismo 2.0, dove l’unica regola è: “essere fighi”. Ma essere perfetti per chi? Per sé stessi? Per gli altri? Solo per apparire? Per cercare delle conferme? Ciò che conta in questi mondi virtuali è l’apparenza: solitamente non modellata sul proprio essere, ma ridefinita attraverso l’immedesimazione in corpi altrui ben codificati e accettati per essere credibili agli occhi della collettività.
Fredric Jameson scriveva che nel mondo postmoderno il soggetto non è alienato ma frammentato. Ha spiegato che la nozione di alienazione presuppone un sé unitario, centralizzato che possa poi ritrovarsi perduto rispetto a sé stesso. Ma se, nella visione postmoderna il sé è decentralizzato e multiplo, il concetto di alienazione va in pezzi. Tutto ciò che rimane è la preoccupazione dell’identità.
Lavorare sul proprio Io è qualcosa di difficile ma frammentarlo ci aiuta a capire chi siamo ed a scoprire parti inaspettate di noi. Attraverso il rapporto con gli altri s’innesca un meccanismo di sguardi che fa mutare lo stato d’animo, e allora ci trasforma: “io sono un vuoto a perdere / uno sporco impossibile / un marchio registrato / un prodotto di mercato / io sono un punto fermo / una realtà di base / un dato di fatto / un dato per perso / non ho codice segreto / nè codice cifrato / io cerco centri di gravità permanenti”, che sono infiniti, come infinite sono le sfaccettature del sé ma senza mai perdere di vista la cosa più importante: Io “non sono come tu mi vuoi / non sono un vuoto a perdere /nè uno sporco impossibile / né un marchio registrato / né un prodotto di mercato”.