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Sono daniza e questa e' la mia storia e della mia specie

Da Marta Saponaro

CAPITOLO PRIMO ORSO E UOMO INSIEME SIN DALLA PREISTORIA
SONO DANIZA E QUESTA E' LA MIA STORIA E DELLA MIA SPECIE
Tanto tempo fa la mia specie popolava l'Arco Alpino, eravamo presenti in tutta Europa: siamo sempre stati animali capaci di adattarci e perciò abbiamo colonizzato varie tipi di ambienti. Dal Pleistocene, circa 700.000 anni fa, i miei antenati hanno scorrazzato, e si sono riprodotti e, spesso, hanno avuto a che fare con un'altra specie capace di una così elevata duttilità: l'uomo. Non eravamo cacciati solo  per il cibo ma per le nostre pellicce che riscaldavano durante i lunghi e freddi inverni. Con le nostre ossa, i primitivi hanno realizzato monili ed utensili di vario genere e spesso siamo stati raffigurati nelle caverne in compagnie di altri animali come cervi e caprioli. Alcune tribù umane ci hanno inserito nel loro pantheon divino legandoci alla loro sfera mistica. In quei tempi non c'era tra noi competizione ma condivisione di una terra. Coabitavamo, nei medesimi spazi ci procacciavamo il cibo e ci riproducevamo. Così è stato per migliaia di anni. Ad un certo punto tutto questo è terminato. Noi abbiamo continuato nella nostra semplicità a vivere nella e con la natura, l'uomo ha intrapreso un cammino differente, si è civilizzato. La civiltà ha fatto si che l'essere umano migliorasse le condizioni di vita , lo sviluppo gli ha donato maggiori capacità e maggiori risorse dandogli la possibilità di aumentare demograficamente ma, più l'uomo accresceva di numero meno spazio ci lasciava e così sono iniziati i problemi. Ci hanno man mano tolto spazio vitale, relegandoci in aree sempre più piccole. Per noi orsi iniziò un declino, facevamo sempre più fatica a trovare cibo e così diminuivamo. L'uomo per costruire le sua abitazioni, per avere campi a disposizione per l'agricoltura o per l'allevamento ha dato il via alla deforestazione, negandoci sempre più luoghi per i nostri rifugi. E così se prima eravamo quasi idolatrati ad un certo punto, forse per la nostra mole che incute timore, siamo divenuti nell'immaginario umano dei mostri, dei nemici da abbattere. E' vero ogni tanto, seppur raramente, abbiamo depredato alcuni capi dei loro greggi ma era la fame, la disperazione che ci portava a questi atti. Dovevamo tentare di sopravvivere e visto che ormai per noi era diventato veramente difficile la ricerca del cibo approfittavamo di qualche loro pecora. Purtroppo è anche capitato che alcuni miei simili abbiano ucciso anche, ma questo accadeva per entrambe le specie. Noi orsi siamo grandi e grossi, possiamo anche correre velocemente ma di fronte alle armi umane il più delle volte rimaniamo impotenti e soccombiamo. Non sono capace a leggere però voi possedete gli archivi storici nei vari centri: se li spulciate leggerete che dal Medioevo, mentre la popolazione umana aumentava, quella dell'orso diminuiva sempre più: partendo dal XVIII secolo i miei antenati italiani si sono ridotti e per tentare di salvarsi si ritirarono sulle montagne eravamo già rari in quel periodo. Purtroppo l'uomo non si fermò in pianura o nelle pedemontane, volle anche impadronirsi delle montagne e tra il 1700 ed il 1800 alcuni di loro iniziarono a dire che in certe aree eravamo già estinti. Arrivati su in alto, dove gli spazi sono ridotti, iniziò una vera e propria guerra contro di noi: eravamo pericolosi, dovevamo essere cacciati ed iniziò il vero e proprio sterminio. Molti governi di quel tempo usarono anche le taglie e premi in denaro per i cacciatori che ci abbattevano. Addirittura iniziò ad andare di moda la professione del "cacciatore d'orso" che guadagnava laute taglie per ogni capo diventando, anche,  uomo degno di alto onore e rispetto. Pensate che nel 1918 il "Decreto Aulico n°17542, in vigore fino alla fine della prima guerra Mondiale, dichiarava che i Capitanati del Trentino e il Consiglio dell'Agricoltura, offrivano taglie per la cattura di noi poveri orsi. Fu così che tra l'800  ed il '900 da piccoli gruppi spauriti sparsi un po' qua e un po' là, finiamo con l'essere eliminati dalle cime alpine che per parecchi secoli abbiamo abitato. Erano rimasti nella zona del Trentino, nel gruppo brenta, solo tre orsi maschi oramai troppo vecchi per riprodursi. Era segnata la nostra fine: l'uomo ava vinto la sua battaglia e aveva dato sfogo della sua bramosia. I miei cugini dell'Appennino non se la passano certo meglio loro oggi si sono stanziati e trovano riparo nel Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise occupando, all'incirca un'area vasta 4000km quadrati.
Fonti: documento 18 del Parco Naturale Adamello Brenta
Per approfondimenti:   l'orso e l'archeologia, il simbolismo dell'orso

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