3 giugno 2013 Lascia un commento
Pozzetto, il ragazzo comune che piu’ comune non si puo’, dalla vita piu’ ordinaria che piu’ ordinaria di cosi’ non e’ possibile, figlio di una provincia talmente noiosa che persino il sole si esilia permanentemente dietro la nebbia.
Il cinema pero’ e’ un sogno, anzi uno stile di vita e l’arrivo a Roma, sara’ la sveglia suonata attraverso una delusione dopo l’altra, un fallimento dopo l’altro.
In questo canto del cigno del grande cinema italiano, assieme a Risi e Pozzetto troviamo la Fenech, ultima erede delle donne da urlo del nostro cinema, Aldo Maccione che fu troppo bravo come caratterista per assurgere al ruolo da vero protagonista – persino i francesi l’hanno capito – oltre a tante comparsate dei grandi come Gassman e Tognazzi ma anche del sottobosco di mestieranti che a loro volta hanno caratterizzato un’era.
Risi ha il merito di aver fatto scrivere al cinema italiano il proprio epitaffio, l’estrema autocelebrazione prima della scomparsa ed e’ bello che l’ultima parola sia stata una risata