Ed eccomi nel Belpaese.
Sono arrivata pochi giorni fa e mi sono subito riadattata. Certo che noi esseri umani siamo proprio strani. L’Australia mi sembra un sogno lontano adesso. Sono a casa mia, con la mia famiglia.
Loro fanno le stesse cose che facevano quando sono andata via…i miei gestiscono il cinema del paesello, mio fratello lavora in un negozio di videogiochi. Il sindaco è sempre lo stesso. Tutti sono uguali.
Il giorno dopo essere arrivata in terra nostrana, sono andata nel “centro” del paesino a prendermi un caffè.
Ero con mia madre, che da quando sono arrivata in Italia non mi ha mai mollato se non per andare a dormire!
Ma sono sicura che pure quando dormivo, lei è entrata furtivamente in camera mia a controllare che sua figlia fosse davvero in quel letto. Perché lei ancora non ci crede che sono tornata.
Mi sembra di vivere in un presepio (o presepe?). Perché davvero tutto è rimasto intatto. Come se avessero congelato questo paesino, come se la mia famiglia si fosse messa in ibernazione in attesa del mio rientro…
Ecco perché mi sono sentita subito a casa. Subito adattata.
Ma poi la botta è arrivata.
Dicevo che il giorno dopo essere tornata, sono andata a prendere un caffè nel mio paesello..
Guardavo la gente che mi passava vicino, i bambini, gli anziani…ho salutato il barman e gli ho fatto i complimenti per il caffè..che era davvero buono…ma non buono come quello australiano! Prendetemi per pazza, ma per ora il caffè di Sydney rimane imbattibile…
Sorseggiavo la mia bevanda preferita mentre mia madre scherzava con il padrone del bar. Ma io neanche sentivo quello che si dicevano.
Mi sentivo ubriaca. Magari era pure l’effetto del jet lag che, tra parentesi, è stato davvero devastante: ci ho messo una settimana a riprendermi!!!
Ma quello che provavo non era colpa del jet lag, ovviamente. Perché è qualcosa che provo ancora adesso mentre scrivo, e il jet lag vi assicuro che è passato.
Ogni volta che qualcuno mi parla, qui nel paesello, qui in Italia, mi causa un senso di confusione prima mai provato. E’ come se fossi diventata ipersensibile, come se le cose a cui prima davo poca importanza, adesso fossero tutte importanti.
Quando ero in Australia, spesso mi soffermavo su tutto quello che vivevo e lo rielaboravo in ogni modo, da ogni punto di vista. Avevo il tempo, vivevo da sola e passavo molto tempo a confrontarmi con quella esperienza di vita. Così sono diventata, penso, ipersensibile. Non in senso clinico (spero) ma figurato. Che è comunque un gran casino, ve lo assicuro
Così ho provato a usare la mia ipersensibilità (ne parlo quasi fosse un super potere! ) per iniziare a capire meglio la gente, la vita che mi circondava.
Perché non è cambiato nulla da quando me ne sono andata, in questo paesello? Perché solo io sembro la pazza di turno, quella che ha mollato tutto e se ne è andata dall’ altra parte del mondo?
E allora ho chiesto al barman come andavano le cose. Ho chiesto all’edicolante se c’erano novità. Ho chiesto ai ragazzi che vedo in palestra come stanno, che fanno, come si trovano.
Mentre chiedevo tutto questo, ho visto gli scontri a Roma mentre si votava la fiducia al governo Berlusconi, ho visto i cortei degli studenti incazzati per la riforma della scuola, ho risentito ex colleghi che continuano a battersi e a sbattersi per trovare un lavoro decente e altri supercontenti di aver avuto un contrattino che, sebbene misero, pare sia più stabile dei vari cococo….
Pensate che tutto questo non ci fosse quando me ne sono andata via? I problemi al governo c’erano sempre, magari diversi, ma sempre casini e marciume vario…e le persone che conoscevo già allora si battevano per un lavoro e un futuro migliore. Molti di loro continuano a farlo ancora oggi.
E allora un po’ mi sono sentita meglio. In fondo io ho avuto il coraggio di cambiare, di andare all’estero, di provare una nuova vita…
Ma quel superpotere, l’ipersensibilità, di cui ignoravo l’esistenza in Australia ma che si è fatto notare appena messo piede in Italia, ecco quel superpotere mi ha fatto intuire che non avevo del tutto ragione a sentirmi così fiera…
E la conferma di quanto ho appena detto è arrivata pochi giorni fa, in una delle tante chiacchierate che ho fatto con la gente del mio paesello….conferma arrivata anche durante una delle solite trasmissioni della domenica, L’Arena (sempre uguale), condotta da Massimo Giletti (invecchiato! ), che personalmente non ho mai potuto soffrire(ha detto che lui ha avuto il lavoro alla Rai senza usare raccomandazioni….ma vaff….) ma che questa domenica ho voluto graziare dai miei commenti caustici (in passato io gli parlavo attraverso il televisore e non ve lo voglio dire quello che dicevo, è meglio di no…) per l’argomento interessante che ha tirato fuori: sempre più giovani in fuga all’estero per farsi riconoscere i propri meriti…
Nel primo caso, durante un incontro con i ragazzi che frequento nella palestra del paese, un tipo simpatico come Massimo Giletti e affascinante come Bruno Vespa (aveva pure lo stesso neo peloso in faccia, quello più grande…) mi si è avvicinato, interrompendomi in un modo non troppo gentile dalla conversazione in corso con i miei amici. Io parlavo naturalmente dell’Australia e loro erano, naturalmente, incantati dal racconto (non per me, ma perché basta solo nominarla l’Australia per incuriosire la gente).
Mi dice poche parole, tipo: “Ti credi grande perché sei andata in Australia? La vera sfida è rimanere qui, è troppo facile scappare!”. Dopo queste parole, quell’incrocio riuscito male tra Giletti e Vespa se n’è andato, senza neanche sentire i commenti innervositi dei miei amici, del tono: “Quello non capisce una min….”.
I miei amici sono dei signori
E sul momento ho dato loro ragione. Quel tipo sembrava solo una gran cafone ignorante.
Poi oggi, dopo la trasmissione dello scapolone d’oro Giletti (ma come fanno le donne a trovarlo affascinante? Io quasi quasi preferisco Vespa!) ho dovuto ricredermi.
Ecco le immagini dei due intervistati dalla trasmissione di Giletti. A sinistra c’è un concorrente del Grande Fratello di cui francamente ignoro il nome e a destra c’è un ricercatore italiano. Il primo, durante i primi mesi dopo la partecipazione al reality, ha ammesso di guadagnare 4000 euro a serata solo per bere champagne con i ragazzi in discoteca e fare qualche foto. Ha anche ammesso di non essere per nulla soddisfatto del proprio lavoro, nonostante il lauto compenso. Il secondo è un ricercatore di genetica, se non ricordo male, il quale prendeva sui mille euro al mese ai tempi di questa prima intervista. Nonostante il basso compenso, si è dichiarato molto soddisfatto del lavoro e abbastanza ottimista sul futuro. A distanza di un anno, l’”Arena” li ha di nuovi intervistati: l’ex gieffino ha messo per così dire la testa a posto, si è messo a studiare recitazione e guadagna oggi il 70% in meno rispetto al dorato passato.
Il ricercatore è finito a New York e guadagna il triplo di quanto guadagnasse quando era in Italia. E’ certamente contento del suo presente. Quello che non dice ( e nessuno gliel’ha chiesto…io glielo avrei chiesto) è se è contento di vivere così lontano da casa. Forse sì, chi lo sa. Di vero, alla base di tutto, c’è che ha dovuto emigrare per realizzarsi.
Mentre i superospiti in qualche modo giustificavano, seppur a malincuore, la fuga di questo giovane italiano all’estero, un ragazzo dal pubblico ha alzato la manina per dire la sua.
In poche parole, quello che diceva confermava, in modo più educato, quanto affermato dall’omino della mia palestra: I giovani devono insistere, andarsene può risolvere in parte il problema, ma è in Italia che devi giocarti il futuro. Cioè: se vai all’estero e hai successo, sarà bello ma sarà anche difficile poi rientrare in patria. Viceversa, se soffri un po’ in patria poi sul lungo periodo potrai ottenere le soddisfazioni che meriti, senza aver lasciato il tuo paese.
Ho spento il televisore e ho fissato lo schermo nero per dieci minuti. Mi sentivo una deficiente. Mia madre è entrata per farmi i complimenti dei muffin alla mela e cannella che io avevo da poco cucinato (ricetta e ingredienti portati direttamente da Sydney, che buoni!!).
Mi ha chiesto cosa avessi, le ho risposto che stavo bene ma volevo starmene da sola.
E’ uscita senza chiedermi nulla. Mia madre è la sensibilità e discrezione fatta in persona: sa quando può chiedere e quando è il caso di tacere.
Il superpotere devo averlo ereditato da lei
E allora sono rimasta chiusa nella mia stanzetta. L’odore dei muffins impregnava ogni stanza, ogni angolo profumava di mela e cannella….e così immersa in quell’atmosfera da pasticceria ho cominciato a riflettere sulle parole appena ascoltate in tv.
Ve l’ho detto, da quando sono tornata faccio caso a tutto, più di prima.
Avrei dovuto fregarmene, e invece ho cominciato a farmi seriamente del male.
Ragione e Cuore hanno cominciato a litigare
Cuore: sei scappata perché non hai avuto la forza di combattere?
Ragione: No, sei scappata perché eri stufa di combattere contro i mulini a vento
Cuore: hai gettato la spugna troppo presto?
Ragione: cinque anni a ingoiare rospi sono un tempo più che ragionevole
Cuore: se fossi rimasta a combattere, oggi avresti una vita diversa?
Ragione: e come si fa a rispondere a una domanda del genere? Mica sono un’indovina!
E la discussione è andata avanti per un’oretta circa.
Risultato? Ho più dubbi di prima….
La trasmissione ha mostrato interviste ai ragazzi che sono rimasti e che, dopo mille porte in faccia, ce l’hanno fatta e ragazzi che dopo 500 porte in faccia sono partiti all’estero e hanno ottenuto in pochissimo tempo più di quello che avevano ottenuto in Italia in tutti questi anni.
Allora, qual’è la cosa più giusta da fare?
Cuore e Ragione hanno convenuto che l’esperienza all’estero è stata essenziale per me, al di là di quello che vorrò fare della mia vita e di quello che ho già fatto. E’ stato un percorso fondamentale della mia vita che consiglio a tutti di provare, perché, come già detto nel post precedente, non può che rendervi persone migliori.
Ma, detto questo, è giusto scappare all’estero? O è forse meglio provarci, insistere, prendere facciate ma alla fine spuntarla nel proprio paese?
Fa veramente tutto così schifo in Italia?
Vedendo quei ragazzi intervistati, quelli che alla fine in Italia ce l’hanno fatta, ho provato a pensare che forse non è tutto da buttare il nostro paese. C’è ancora del buono. I buoni esistono e magari il merito un pochino conta.
O sto sognando?
Siamo un popolo che tende, effettivamente, alla polemica verso il proprio paese più di ogni altro popolo nel mondo.
I liguri poi penso detengano il primato. Ci lamentiamo per ogni cosa….anche quando qualcosa va bene, ci piace trovare un particolare da criticare…siamo fatti così.
I vari “Belin mia…” e “L’è una vergogna”..sono frasi standard pronunciate da ogni ligure più di una volta al giorno…è davvero una tradizione….
Io sono contenta della scelta che ho fatto. Ma non vuol dire che io sia più forte, più “avanti”, più coraggiosa di chi è rimasto in Italia a lottare per il proprio futuro. Forse è il contrario. Forse chi rimane è più forte. Chi rimane perché, nonostante tutto, ama il proprio paese e non vi vuole rinunciare, ha tante palle o forse di più di chi molla tutto e tenta la sorte oltreoceano.
Vorrei rivolgermi ai tanti che mi hanno commentato dicendomi quanto io fossi forte e quanto loro invece si sentissero deboli perché sono rimasti in Italia e non hanno mollato tutto come ho fatto io. Mi rivolgo a voi che siete rimasti nonostante tutto. Ammiro chi ha questo spirito.
Ammiro chiunque lotti per il proprio futuro, decidendo di abbandonare tutto e tutti o provando a sfondarsi le corna a furia di facciate nel proprio paese…
Ammiro la forza e la determinazione di noi giovani italiani. Sia di quelli che sono all’estero, sia di quelli che vivono in questo paese, nonostante tutto.
A Sydney ho incontrato inglesi, irlandesi, francesi, spagnoli…tutti mi hanno confermato che l’esperienza in Australia era solo passeggera, che poi sarebbero tornati OVVIAMENTE nel loro paese. Solo gli italiani che ho incontrato mi hanno detto che la loro aspirazione era rimanere in Australia il più a lungo possibile perché in Italia non è più possibile costruirsi un futuro.
Realizzarsi nel proprio paese sta diventando per noi un lusso. E’ solo colpa della crisi economica e del sistema? E la riposta a questo disagio è l’emigrazione di massa?
Molti mi odieranno per questo post e ve ne chiedo scusa.
In realtà mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, vorrei aprire un dibattito perché ho veramente bisogno di capire se questo paese ha smesso davvero di funzionare.
Nel frattempo vado a mangiarmi un muffin alla mela e alla cannella…ne volete uno?
La Maga in crisi…