“Sono morti per noi ed abbiamo un grosso debito verso di loro.
Questo debito dobbiamo pagarlo, gelosamente, continuando la loro opera, rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne, anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro, facendo il nostro dovere!
La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.
Ricordo la felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo egli mi disse: ‘La gente fa il tifo per noi!’. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale della popolazione dà al lavoro dei Giudici, significava qualcosa di più! Significava che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze…”
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