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“Sono omosessuale”: come dirlo agli amici

Da Renzo Zambello

“Sono omosessuale”: come dirlo agli amici“Sono omosessuale” non è una frase semplice da dire per molti, e non solo perché si ha paura del giudizio degli altri, ma anche perché il più delle volte la non accettazione viene da dentro, fino a trasformarsi, in alcuni casi, e purtroppo, in omofobia interiorizzata. Non tutti si confidano prima con gli amici: dipende dalla compagnia, dai rapporti che si creano, da una serie quasi infinita di variabili; c’è anche chi preferisce dirlo prima ai genitori, per esempio. Le possibilità, insomma, sono tante. Ma qui vogliamo parlare solo ed esclusivamente del rapporto con la propria comitiva e con i compagni di sempre, quelli veri, che restano, quelli che vi “prendono” così come siete, senza pregiudizi (e giudizi) di sorta.

Anzitutto, partite dal presupposto che la sincerità, strano ma vero, paga sempre: così come un buon amico non vi escluderebbe mai dalla sua vita perché siete omosessuali, allo stesso tempo dovreste pensare a come reagirebbe se non gli confessaste il vostro orientamento. Sono cose private, certo, e il coming-out tutto è fuorché qualcosa di obbligatorio, ma se il rapporto di amicizia è vero e profondo, prima o poi sentirete voi stessi il bisogno di venire fuori.

Se siete sicuri dell’affetto del vostro amico, ma sapete che ha molte riserve nei confronti dell’omosessuale, la prima cosa da fare è fugare i suoi dubbi. Molti, infatti, vedono il mondo gay come qualcosa di sporco, trasgressivo; in alcuni casi, pensano si tratti di una vera e propria malattia, ipotesi assurda, questa, visto che è stato ribadito più volte dalla scienza che non esistono cause genetiche. Cercate, insomma, di far capire all’amico di sempre cosa significa essere gay e, soprattutto, perché lo si è: l’omosessualità non è una scelta, né un gusto; è bene che lo sottolineiate, senza cadere nel vittimismo, però: siamo gay, siamo portati ad amare altri uomini; non abbiamo avuto la sfortuna di nascere orfani. Sangue freddo, insomma.

Facile a dirsi, starete pensando. E non avete tutti i torti. Ricordate, però, che dovete rispettare i vostri tempi: cercate prima di scoprire voi stessi, di superare le vostre paure e la vostra ansia, non correte troppo; ogni cosa va fatta a suo tempo. Se siete timorosi di dirlo o credete che non sia il caso per una serie di ragioni, non ditelo (anche perché potrebbe essere che il vostro amico, che vi conosce da una vita, lo sappia già). Non rimandate neanche a domani, però, cose che potreste fare oggi: la paura non deve guidare le vostre giornate; i sensi di colpa, altrettanto. La vita è la vostra, ricordatelo.

Se sono veri amici – ha scritto un utente a un ragazzino in cerca di aiuto – continueranno a vederti come sempre e con lo stesso affetto di sempre. Non starci male se qualcuno dovesse deluderti. Di certo non saresti tu causa di delusione.

Detto questo, detto tutto.

da:http://www.gaywave.it  

Commento del Dott. Zambello 

Trovo l’articolo sopra, simpatico e  di buon senso . Credo siano riflessioni fatte dall’ interno che portano ad  una serie di buoni consigli comportamentali. Però, io che guardo dall’esterno, non foss’altro per l’età,  non posso fare a meno di vedere oltre al tono leggero che si insinua, ancora,   dentro tra le righe,  la colpa. Intanto ci si potrebbe chiedere,  ma perché il  coming-out è una operazione degli omosessuali? Perchè non lo fanno  o meglio non ci si aspetta che lo facciano gli eterosessuali?   E’ evidente,  c’è  un’antica “colpa” magari negata o esorcizzata, ma che spinge sotto e  spunta fuori. Il termine “gay” mi ha sempre insospettito un po’- Molto spesso dietro ad un comportamento sfavillante, c’è insicurezza e  paura.  Non è un  caso che  parlino, ancora, di “confessione”. Penso,  se proprio lo devi dire,  dichiaralo, urlalo, imponilo ma, non  ”confessarti”. D’altro canto è di questi giorni la notizia  che Navi Pillay, alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, ha spinto tutti i Paesi del mondo ad abolire le discriminazioni legali contro i gay a partire dalla pena di morte (avete letto bene: pena di morte) per sesso consensuale tra omosessuali. La realtà è questa. 


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