Sono sdraiata sul letto. Nessun suono. Chiudo gli occhi. Il silenzio è assordante. Li riapro. Il silenzio mi soffoca.
Dalla porta a vetri di fronte al letto vedo i vestiti stesi al sole, anche se il sole sta andando a scomparire.
Mi formicola il polpastrello del pollice, poi l’indice e pian piano fin ad arrivare al mignolo. Il formicolio diventa fastidio, dolore acuto come di scottatura. Sta accadendo di nuovo, lo sento.Il braccio diventa pesante. Sto perdendo la sensibilità degli arti. Si trasformano prima le mani. Diventano stoffa. La trama del copriletto di macramè si srotola e ingloba le mie estremità, le mie dita si assottigliano e si fondono al tessuto.Solo un leggero fruscio, un sibilo.
I vestiti stesi fuori al balcone oscillano al vento. Li guardo. Non me ne curo.
Ho perso le mani. I piedi. La stoffa sale, ingloba il polso, l’avambraccio, il braccio.Non sento niente.E’ l’ora delle gambe. Il macramè sale per le caviglie, avvolge il polpaccio, l’anca fino al pube.Sono stoffa.Il tessuto ha coperto anche il busto. Resta fuori il viso, ma per poco.
I vestiti stesi han smesso di muoversi. Ma che importa?
Il macramè ha vinto. Sono stoffa e in questa stanza non esisto più.
Oggi mi sentivo così. Avevo un po’ voglia di fondermi con il letto!!!! Scusate il disturbo.
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