“io non ero contenta di trasformarmi nella brava casalinga tradizionale. Non sentivo di aver raggiunto una consapevolezza più profonda nel sapermi donna e madre. Piuttosto, era come se mi fossi persa, intrappolata dentro una buca che mi ero scavata da sola, e dalla quale, in teoria, non dovevo aver voglia di scappare. E a complicare le cose c’era il fatto che quei bambini li amavo profondamente” (pag. 66)
Non sono parole mie ma di Ayelet Waldman, moglie dello scrittore Michael Chabon, mamma di quattro bimbi e autrice del libro Sono una cattiva mamma. Non sono parole mie, ma potrebbero esserlo visto che in fondo sono una cattiva mamma anch’io, o almeno lo sono se una brava mamma è quella che si annulla totalmente nei suoi figli, che non è mai troppo stanca per giocare con loro, che non desidera fare nulla che non riguardi loro.
No, io ho il mio carattere e la mia identità, e anche se amo profondamente le mie bimbe, e senza di loro non potrei più vivere, continuo a essere una persona distinta da loro, con i miei sogni e i miei desideri.
Mesi fa, scrivendo che avrei partecipato ai DelosDays, avevo detto che avrei parlato anche di una mucca. La mucca in questione ero io. In fondo cosa fa una mamma nel primo periodo dopo il parto? Se non ci sono problemi, allatta il suo bambino. E poi lo allatta ancora. E ancora. E ancora. Avete idea di quanto sia noioso? Certo, c’erano momenti nei quali Alessia si staccava un attimo dal seno, mi faceva un sorriso di pura beatitudine e poi si riattaccava che erano semplicemente straordinari. Ma quando l’allattamento, o il cambio di pannolino, sono il tuo unico pensiero, rischi di andare fuori di testa.
Infatti ho imparato a leggere tenendo la mia bimba con una mano e il libro con un’altra, in modo da divertirmi mentre facevo una cosa sì piacevole ma estenuante per quanto si ripete e protrae nel tempo. Ho una mente e un’istruzione, e trasformarmi in una semplice mucca da allattamento non fa per me, neanche per due creature straordinarie come le mie bimbe.
Uscire è complicato, ci si deve organizzare perché, almeno nel primo periodo, l’intervallo di tempo che passa fra una poppata e l’altra è davvero breve. Infatti FantasyMagazine è stato una delle mie ancore di salvezza. Scrivevo quando volevo e quando potevo, e non dovevo organizzarmi prima. Se una delle mie piccoline si metteva a piangere mollavo semplicemente tutto lì e riprendevo dopo.
Non dico che non ci siano cambiamenti. Con la maternità si hanno nuove prospettive sulla vita, e ci si deve riorganizzare in maniera più profonda di quanto non si possa immaginare. Ma non ci si annulla, o almeno io e tutte le cattive mamme come la Waldman non ci annulliamo.
Ogni tanto leggo libri che prendono in giro le mamme, e gli stereotipi che ci sono attorno alla loro figura. Mi serve per ridere e per ricaricare le batterie. Fra i libri che ho letto ci sono Confessioni di una mamma pigra di Muffy Mead-Ferro, Come sopravvivere ai bebè di Roberto Bonistalli, Confessioni di una mamma pericolosa di Silvia Colombo e Mia figlia è una iena di Francesca Del Rosso. Non ho ancora letto i due libri Claudia De Lillo, l’elastimamma più famosa d’Italia, ma potrebbe essere solo questione di tempo.
Sono valvole di sfogo, necessarie come la valvola della pentola a pressione. E se pensare un po’ a se stesse significa essere una cattiva mamma, allora sono una cattiva mamma anch’io.