Lo sapevo, è più forte di me, ogni volta che leggo field-recordings manipolati mi vengono i brividi, soprattutto quando si ottengono effetti post-industrial e deep-ambient. L’iter è sempre lo stesso: solitamente prima vado in ascolto, poi spesso e volentieri (soldini permettendo e laddove non sia già esaurito) scappa perfino l’acquisto, come in questo caso. L’autore di questi inspiegabili suoni è il napoletano e tecnico del suono Raffaele Pezzella aka Sonologyst. Le tracce sono state realizzate giusto un anno fa, ma trovano supporto fisico (audiocassetta) soltanto adesso grazie alla tedesca Gravity’s Rainbow. In questo rumoreggiante, mai però fastidioso, calderone cosmico finiscono per agglomerarsi, come fossero una compatta sequenza di monocristallini formati da celle esagonali, svariate registrazioni, alcune catturate in giro per il mondo (dal Canada alla Finlandia) e altre ignote, provenienti o dal net o dagli infiniti spazi siderali e alieni, come le frequenze emesse dalle lontane galassie di Andromeda. Spettrale fantascienza sonora racchiusa all’interno di una gabbia metallica o astronave che dir si voglia? Esattamente, che viaggia su atmosfere prossime allo zero assoluto, annullando il binomio spazio-tempo e aprendo conseguentemente quel portale gravitazionale teorizzato da Einstein-Rosen. Questa produzione Sonologyst si colloca e interagisce (con merito) con i linguaggi extraterrestri, pulsanti e criptici di Bad Sector (“Unification”), con le micro-esplosioni termonucleari che si sprigionano dal denso plasma della stella Aldebaran (leggasi Inade) e gli interminabili viaggi interstellari di un certo Lustmord, quello del periodo in cui lavorava (non è vero, si fa per dire) presso il radiotelescopio di Arecibo a Porto Rico. Sonologyst è un altro nome nuovo di questo fitto e glaciale movimento italico di ambient sperimentale: assolutamente da seguire.
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