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Sons of Anarchy - stagione sei (2013)

Creato il 17 dicembre 2013 da Silente
Sons of Anarchy - stagione sei (2013)USA, 13 episodi, 60 min. cad.Creatore: Kurt Sutter Network: FX
Kurt Sutter è fatto solo per far menare le mani, è uno sceneggiatore rozzo e di pancia come lo sono i suoi centauri televisivi, è abile nell’ammazzare gente e nel commentarci sotto sarcasticamente, sarà cosa da poco ma lo sa fare bene, e se Sons of Anarchy è arrivato alla sesta stagione, mentre tutti i progetti di Shawn Ryan crollano miseramente dopo 10 episodi, un motivo c’è: insieme facevano faville con The Shield, ma in solitaria non c’è mai stata storia, il carisma che scaturisce dalla penna di Sutter ha pochi rivali televisivi, figurarsi con le creature che l’excompagno non ha mai nemmeno avuto il tempo di creare perché il network gliele aveva già chiuse. E che fosse inutile tentare approfondimenti e psicanalisi varie dev’essersene accorto anche lui, la stagione cinque si concludeva bene o male all’episodio 3 e il resto erano solo criminali che pensavano e non sparavano, e ciò era indubbiamente il male, quindi la stagione sei parte a bomba recuperando tutta la cattiveria smarrita e mitragliandola al ritmo di un paio di twist sbudellanti a episodio: ritmo sostenuto e pugni allo stomaco, buon dispiegamento del cast e calci sui denti a manetta.
Sons of Anarchy non cancella i suoi difetti, sarebbe impossibile sgrezzare una sceneggiatura che punta ogni cosa sull’impatto carismatico dei suoi personaggi, e infatti permane l’arrugginita costruzione delle scene e la pochezza narrativa di chi, alla fine, vuole solo, e anche giustamente, premere il grilletto e far fuori un po’ di gente, incasinare tutto e ricominciare a sparare: è un gioco che funziona, sicuramente lo show non è mai stato equilibrato né la qualità è stata mantenuta più o meno costante tra le stagioni, ma i duelli a suon di occhiate e bicipiti rappresentano egregiamente lo spirito di un’opera che ha sempre dato esattamente questo, e che quando ha tentato una strada più introspettiva e ambiziosa ha fatto solo danni. Non importa quindi che i dialoghi vengano creati sempre con lo stesso schema (due personaggi riassumono la situazione fino a quando non irrompe un terzo dicendo che è accaduto qualcosa), non importa neanche che ci sia una concezione narrativa del dolore a tratti abbastanza terribile (l’uso spropositato dell’I’m sorry che di fatto salva Kutter da dialoghi profondi e pensati che non sarebbe mai in grado di scrivere), e non importa che tutti agiscano come schiacciassero un interruttore, in fondo non c’è tempo per imbastire una situazione diversa e con maggior spessore scenico quando Jax e soci devono prendere a pugni la solita brutta gente che circola per Stockton. Quest’anno FX dà il via a puntate lunghe sessanta minuti, con il season finale di ben un’ora e mezza, e con tutto questo tempo a disposizione Sutter doveva per forza inserirci qualche spunto di riflessione, pazienza quindi per una manciata di episodi, nella seconda parte, abbastanza sottotono, troppo concentrati sullo scontro tra Tara e Gemma senza che, a conti fatti, ci sia motivo di dire più di quello che si sa già, ovvero che si odiano, ma la caratterizzazione di personaggi è come sempre così forte e decisa, tanto tra maschietti quanto tra le femminucce (pare strano che in una serie dall’impronta così maschilista e muscolosa le donne abbiano una femminilità così piena e genuina che raramente se ne vedono in tv), e la botta di morti e di colpi di scena è così ben imbastita e così ben delineata verso un finale di una crudeltà allucinante, che a Kurt Sutter gli si può solamente voler bene.

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