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Il fatto è che questa saga per me è straordinaria proprio perchè mentre leggo le avventure di Becky Brandon, nata Bloomwood, posso spegnere i centri del cervello deputati alla critica e farmi quattro risate alle mie spalle. Eccerto, perchè Becky è come me, come tantissime altre ragazze che cercano di vivere questa età, nella quale ci si aspetta tanto da loro, con spensieratezza ed una buona dose di sana incoscienza. Perchè se una prende troppo seriamente il compito di essere allo stesso tempo una brava moglie, una brava mamma, una lavoratrice in carriera, corre il rischio di andare via di testa. Becky dimostra che alla fin fine essere se stesse, pur cercando sempre di migliorarsi, paga.
Diciamo che se a dieci anni erano rassicuranti le favole nelle quali alla fine il principe salva la principessa e tutti vivono felici e contenti, a trenta fanno sognare le favole nelle quali una ragazza, anche se combina un disastro dopo l'altro e rischia di mandare sul lastrico un'intera famiglia, è amata ed apprezzata perchè è straordinaria così com'è.
Dal primo volume della serie a quest'ultimo Becky ne ha fatta di strada... Ora è una splendida mamma con una bambina adorabile. Ok, è stata bandita da ben quattro grotte di Babbo Natale, ma in fin dei conti è segno di carattere, no? Non sarà mica viziata, dico... E che dire di quando quell'adorabile bimbetta si arpiona con le unghiette a tutto ciò che di bello e costoso vede nei negozia (specialmente borse di Jimmy Choo et simila) al grido di "miiio!"? L'unica persona a non accorgersi quanto quella bambina somigli a Becky è Becky stessa, che in questa puntata è più viziata che mai. Vuole organizzare una festa a sorpresa per il compleanno di Luke e, nella smania di realizzare la festa perfetta, di quelle da magazine di gossip, per intenderci, ne combina di tutti i colori. Quando finalmente si accorge di avere bisogno dell'aiuto degli amici per la riuscita della festa ed allo stesso modo si rende conto che forse Minnie è una bambina un po' strana se non gioca con i giocattoli ma con i sandali Donna Karan della mamma, cerca di cambiare le cose. Ha il coraggio di mettersi in discussione, a modo suo, ovviamente.
E il mettersi in discussione dura inoltre veramente poco, finchè non le viene presentata l'opportunità di mollare tutto, percorso di miglioramento compreso, e di volare a New York.
Non so quanto ci impiegherà Sophie Kinsella a scrivere il prossimo capitolo della serie (perchè ce ne sarà un altro, vero? Non posso immaginare di vivere gli altri 56 anni che statisticamente mi restano senza sapere più nulla di Becky), ma non vedo già l'ora di leggerlo.
Sono rimasta un po' perplessa dalla traduzione italiana, a mio avviso un po' troppo farcita di parolacce e turpiloquio per essere adatta alla mia Becky (quando mai Becky avrebbe definito "merdosissima" una carrozzina?), ma nel complesso l'atmosfera era intatta ed è riuscita come sempre a rapirmi. Basti raccontare che ho letto TUTTO il libro (circa 380 pagine) domenica pomeriggio, beatamente sdraiata sul bordo di una piscina termale. Non sarei riuscita a mollarlo neanche sotto tortura. L'ho lasciato per un paio di idromassaggi di non più di dieci minuti ciascuno.
Leggere I love shopping è per me come leggere la mia storia, e lo adoro perché è una storia in cui tutto finisce sempre bene. Quando chiudo il libro posso tirare un gran sospiro di sollievo e tornare alla mia vita con più ottimismo.
La Redazione
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