“Sopra il nudo cuore“. Una rassegna inedita e intima di una giovane Antonia Pozzi, tra le figure di spicco del mondo culturale di inizi ’900, che con fotografie e pellicole immortala un’Italia lontana e fuori dal tempo. 300 scatti e 6 film inediti (formato super 8 ) realizzati dall’artista milanese, sono in esposizione allo Spazio Oberdan fino al 6 gennaio.
Di Antonia Pozzi (1912-1938) il grande pubblico conosce poco. Intellettuale raffinata di inizi ’900, cresce in una famiglia benestante e in un ambiente familiare che facilitano la sua sete di conoscenza del mondo circostante, permettendole di coltivare diverse passioni, prima fra tutte la fotografia.
È così che la Pozzi, nella sua brevissima vita, svilupperà un pensiero unico, sospeso tra scatti fotografici, immagini e poesie, fatto di semplicità ed estrema naturalezza. Nelle centinaia di fotografie in esposizione a Milano in questi giorni, infatti, ciò che emerge, più che la tecnica e la perfezione della resa fotografica, è la genuinità di espressioni, situazioni, eventi e storie immortalate.
Nel presentare posti e ambienti frequentati durante la sua giovinezza, la Pozzi riesce a far emergere, soprattutto negli ultimi anni, una velata malinconia che giungerà al culmine con la tragica decisione di arrivare al suicidio, visto come unica via di uscita agli anni bui che l’intellettuale sentiva di dover inesorabilmente attraversare.
Parte del materiale inedito contenuto presso lo Spazio Oberdan è detenuto dall’Università dell’Insubria e mostra, soprattutto nelle centinaia delle fotografie esposte, i luoghi frequentati dalla Pozzi, in particolar modo durante gli anni ’30. Milano, le Dolomiti, Pasturo, le montagne, la natura, attimi di naturalezza dei soggetti conosciuti e non, ripresi dal suo scatto, i posti del cuore da cui emergono i momenti vissuti dell’epoca, le amicizie e le frequentazioni intellettuali della giovane artista, allieva del filosofo Antonio Banfi e amica di Vittorio Sereni, Remo Cantoni e Alberto Mondadori.
Nelle poesie, pur essendoci una sottile continuità rispetto alle immagini, è più evidente il malessere che la giovane covava dentro, sia per la scarsa considerazione riservata alle sue opere e al suo pensiero quando era in vita, sia a causa delle negatività dell’ambiente politico che si faceva avanti alla fine degli anni ’30.
Antonia Pozzi muore giovane, vittima di se stessa, forte di un talento e di una maturità già ben radicate, in fondo troppo debole per reggere le insicurezze e le brutture che la società di allora stava per partorire.
In corso presso lo Spazio Oberdan, la mostra è curata da Giovanna Calvenzi e Ludovica Pellegatta, e promossa dalla Fondazione Cineteca Italiana, in collaborazione con Città metropolitana di Milano e Centro Internazionale Insubrico “C. Cattaneo” e “G. Preti”.
Segnaliamo inoltre alcuni eventi speciali inseriti nel programma, in particolare tre appuntamenti dal vivo: il recital “L’infinita speranza di un ritorno. Vita e poesie di Antonia Pozzi” (con Elisabetta Vergani e Filippo Fanò); il concerto “Le parole e le musiche dell’educazione sentimentale italiana nel Ventennio” (con Fulvia Maldini, Giorgio Penotti e Rudi Bargioni; il concerto “Per Antonia” con le improvvisazioni jazz al pianoforte di Antonio zambrini sui filmati in 8mm di Antonia Pozzi.
Written by Irma Silletti
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