La scelta (2015) è un film di Michele Placido che s’ispira a L’innesto di Luigi Pirandello (1919). Laura (Ambra Angiolini) insegna canto nella provincia pugliese. Sposata felicemente con Giorgio (Raul Bova), da anni prova a rimanere incinta. Quando sembra pacifico che non avrà figli, la donna è vittima di uno stupro. Il trauma è soprattutto interiore, ma le attenzioni dei familiari cadono subito sullo stato fisico di Laura. Le lesioni, la paura del contagio, una probabile gravidanza. La violenza distorce la percezione stessa dell’abuso. Laura si estranea da sé. Non riesce neppure ad odiare il violentatore, non lo denuncia. Non prova disgusto per il bambino che porta in grembo. Giorgio, invece, si sente alienato del suo ruolo. Prova a persuadere Laura. Interrompere la gravidanza per riportare la genitorialità nel suo stato ideale contemporaneo, di atto volontario. In Laura prevale l’istinto animale, ad assumere quella funzione per la quale è naturalmente predisposta. La scelta, se tenere o no il bambino, è della donna; ma ricade inevitabilmente sulla relazione, forse è la più dura delle prove che due coniugi, in quanto tali, possano affrontare. L’adattamento di Placido sfida il punto di vista dei “moderni”, il loro conformismo. Il dualismo interno alla coppia letteraria è quello fra le convenzioni sociali, in continua evoluzione, e l’inafferrabile senso della vita, che oltraggia i modelli di comportamento in ogni epoca. L’atteggiamento istintivo di Laura offende l’onore del marito nella commedia pirandelliana. La reazione antistorica di una donna finalmente emancipata fa storcere il naso ad uno spettatore del ventunesimo secolo. Personalmente accolgo la provocazione degli autori, ma ho trovato la sceneggiatura un po’ sopra le righe. Salvo la buona volontà degli interpreti, specie Ambra, che avevano il loro daffare con una scrittura eccessivamente patetica. Voto 6,5.
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