Il posto delle fragole, Jules et Jim, Uccellacci e uccellini, Il matrimonio di Maria Braun. Li vidi da ragazzino al cineforum, genere di locale piuttosto fumoso frequentato nel secolo scorso da carbonari e tupamaros. Parte integrante dell'arredamento erano i sedili di legno cigolante, strumento di tortura tanto semplice quanto crudele. La tremenda durezza scongiurava il raggiungimento di un equilibrio stabile, provocando il lento ma inesorabile logoramento dei glutei. Lo schienale terminava proprio sotto le scapole, in modo che fosse impossibile appoggiare la testa, e infliggeva allo spettatore spietate fitte a livello della regione cervicale. Qualcuno si sistemava allora nella classica posizione fetale, portando le ginocchia all'altezza dell'addome e appallottolandosi come un armadillo (il noto animillo che galippa galippa). Qualcun altro tentava quella ginecologica, allungando i piedi sul sedile davanti, con il rischio di decapitare qualche malcapitato. Per compenso, non si poteva assolutamente scivolare in terra: lo spazio tra le file era talmente ridotto che a stento ci stavano le gambe. Pomiciare lì sotto sarebbe stato un gran numero di contorsionismo circense.
Insomma: altro che le poltrone supercomode e superergonomiche delle multisale di oggi, disposte in modo tale che tra una serie e l’altra ci transiti un tir, su cui si può comodamente sonnecchiare, parlare al cellulare, rimpinzarsi di popcorn e cocacola. Quanto al film... massì, soprassediamo.