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“Sopravvissuto” di Ridley Scott: ad un mese dall’uscita continua il lato corsaro della corsa spaziale verso Marte

Creato il 01 novembre 2015 da Alessiamocci

Quante volte avete fissato il cielo stellato, immaginandovi di essere lassù, in mezzo a quei puntini luminosi? Un pensiero che ha affascinato non poche persone da sempre, tanto da spingere l’umanità a trovare un modo di oltrepassate il cielo e arrivare lì, nello spazio.

Quando poi si uniscono le speranze dell’uomo nei confronti del cosmo con il cinema, ecco che quel complesso genere che è la fantascienza prende forma. E Ridley Scott, non nuovo a film di questo tipo (Blade Runner, ad esempio), ha scelto il set perfetto per il suo ultimo lavoro, “Sopravvissuto. The Martian”: Marte, appunto.

Dopo una missione finita prima del previsto a causa di una tempesta sul pianeta rosso, la squadra del programma Ares della Nasa è costretta a tornare sulla Terra. Nell’evacuazione, però, il botanico Mark Watney (Matt Damon) viene spazzato via e se ne perdono le tracce. Il resto dell’equipaggio, considerandolo morto, non può far altro che ripartire senza di lui.

Ma, sorpresa: l’astronauta è riuscito a sopravvivere, sperduto ormai in mezzo alla terra brulla su un pianeta lontano miliardi di chilometri da casa. L’ipotesi di restare li per anni, aspettando la prossima missione della Nasa, farebbe morire all’istante chiunque per l’angoscia, ma non Matt Damon: come un Robinson Crusoe 3.0, ecco che trasforma la base in una serra e riesce addirittura a “creare” l’acqua.

Nel frattempo, sulla Terra, dopo l’annuncio della morte del botanico la Nasa rimane sbalordita per quello che i satelliti mostrano: lui è ancora vivo, ma non c’è modo di comunicare direttamente tra le due parti. Fino a quando, dopo una serie di illuminazioni di lampadina a raffica, ecco che il collegamento tra il nostro pianeta e Marte si crea. La missione adesso diventa solo una: riportare a terra il sopravvissuto a tutti i costi. Peraltro ripagati, cinematograficamente parlando: l’incasso nel primo weekend nel USA ha portato nelle casse della 20th Century Fox 55milioni di dollari, per un totale di 166 milioni ad oggi (fonte: MyMovies).

Ridley Scott non fa mistero di attingere da altri titoli: da “Salvate il soldato Ryan”, base essenziale per l’intero film, a “Gravity” per le scene nello spazio. E una citazione di “Blade Runner” non ci starebbe male, dal momento che Mark può benissimo dire di aver “visto cose voi umani non potreste nemmeno immaginare”: in fondo, è il primo “colonizzatore” di Marte.

L’interpretazione di Damon, solitario “pirata” dello spazio, in un mondo senz’acqua (anzi, no: bella trovata pubblicitaria dell’agenzia spaziale USA quella di annunciare il ritrovamento di corsi d’acqua laggiù, in contemporanea con il film, a cui hanno partecipato come consulenti scientifici) e con solo la disco-music anni ’80 da ascoltare, colonna sonora originale per un film di fantascienza.

“Sopravvissuto” rappresenta poco il cinema d’autore com’è stato per “Gravity” o “Interstellar” in parte: per oltre due ore lo spettatore è proiettato in futuro che assomiglia tanto all’oggi, in una ricerca puramente scientifica dell’oltre. È un’opera che fa rimanere con il fiato sospeso dall’inizio alla fine, niente cadute di stile e tanta ironia, concetto magari un po’ estraneo a uno che si ritrova l’unico essere vivente al mondo, ma che funziona.

La narrazione scorre veloce sulla superficie inospitale di Marte, mentre tre storie parallele scorrono, si intrecciano e si sfilacciano, immerse nel vuoto cosmico: la solitudine del Sopravvissuto, il caos frenetico dei soccorsi che devono partire dalla Terra, il silenzio colpevole del resto dell’equipaggio, in viaggio verso casa. Tre livelli che si intersecano e si respingono, in una serie infinta di legami che solo i grandi registi possono creare e ricreare.

Written by Timothy Dissegna


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