Sopravvissuto – The Martian
Titolo: “The Martian”
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Drew Goddard
Genere: fantascienza
Durata: 141 minuti
Interpreti: Matt Damon: Mark Watney; Jessica Chastain: Melissa Lewis; Jeff Daniels: Teddy Sanders; Chiwetel Ejiorof: Vincent Kapoor Sean Bean: Mitch Henderson
Trama: In un vicino futuro, un gruppo di scienziati conduce delle ricerche sul suolo marziano. Una violenta tempesta costringe gli astronauti ad abortire la missione, ma il botanico Mark Watney non riesce a salire a bordo del razzo. Si ritrova così solo nel pianeta rosso, senza possibilità di comunicare con la Terra. Dispone di un habitat artificiale che gli consente di sopravvivere per qualche tempo, ma i suoi giorni sono contati.
di Jacopo Giunchi
Dopo Gravity di Cuaròn e Interstellar di Nolan, quest’anno esce The Martian a confermare il rinnovato interesse per il cinema Hard Sci-Fi. Il soggetto di questo film è fornito dal romanzo L’Uomo di Marte di Andy Weir, nato come opera dilettantistica, che ha invece riscosso un successo planetario. In cabina di regia troviamo niente meno che Sir Ridley Scott.
Non c’è da stupirsi delle altissime aspettative che accompagnano questo regista quando decide di affrontare soggetti fantascientifici: portano la sua firma Alien (1979) e Blade Runner (1982), due vere e proprie pietre miliari che lo hanno consacrato maestro di questo genere. Purtroppo la sua carrierà subì una brusca battuta d’arresto in seguito a Legend, dopo il quale non è mai riuscito a eguagliare il blasone dei suoi primi lavori, nonostante la feconda e pregevole attività. Dopo il controverso Prometheus (2012), che tentava di rilanciare l’universo di Alien, Ridley Scott affronta con The Martian una fantascienza più concreta e verosimile, priva di contaminazioni romantiche.
È infatti il realismo dei dettagli il fattore che caratterizza maggiormente la pellicola: apparecchiature, procedure e panorami ricostruiscono fedelmente come potrebbe svolgersi una missione spaziale in un vicino futuro. Lo spettatore è informato di tutti i particolari tecnici e delle strategie adottate da Watney per sopravvivere. Il perno su cui è costruito il film è proprio la lotta contro i limiti della fisica e della tecnologia, una sfida tra Uomo e Natura dove i conflitti psicologici risultano marginali o assenti.
A fare da contraltare all’odissea dell’astronaufrago, ci sono i discorsi della NASA e del resto dell’equipaggio, in viaggio verso la Terra. Non si deve quindi pensare a un film survivor in solitaria à la Cast Away, ma a un’opera corale che presenta fin troppi personaggi che collaborano per riportare a casa il nostro. Tra gli interpreti segnaliamo, nel ruolo di comandante, Jessica Chastain, che insieme a Matt Damon ha contribuito a evocare l’eco di Interstellar, dove erano presenti entrambi gli attori; in ogni caso, al di là del casting, è molto forte la sensazione di “già visto” anche nella narrazione, che riprende molte idee da altri film cosmonautici (Apollo 13, Red Planet, Gravity).
Molto originale invece è l’uso della colonna sonora, fatta di celebri pezzi disco che irrompono nella scena contrastando fortemente con le immagini mostrate: Watney si ritrova infatti a dover ascoltare la playlist di discomusic anni ’70 (che lui odia) lasciata dal comandante, per riempire il silenzio assoluto di un pianeta deserto e distrarsi così dalla solitudine; si creano in questo modo delle sequenze dall’atmosfera scanzonata e surreale che attenuano l’angoscia per la situazione disperata in cui si trova in realtà il protagonista. C’è da dire che mentre il film dimostra una cura scrupolosa verso la verosimiglianza scientifica, non ha alcun riguardo verso quella psicologica, tratteggiando un personaggio eccessivamente a suo agio sul Pianeta Rosso.
Matt Damon convincente nell’interpretare questo Ulisse geekster risolutissimo, che non si perde mai d’animo e non concede mai alla disperazione di prendere il sopravvento, ma anzi si ingegna continuamente con sovrumana lucidità per mantenere viva la speranza; Watney si prende addirittura la briga di documentare la sua esperienza tramite frequenti vlog in cui ci spiega il suo modus operandi, spesso alleggierito da umorismo nerd. Appare sempre tranquillo e spesso anche compiaciuto della sua condizione eccezionale, trova stimolante la sfida che gli si presenta e confida nella solidarietà del genere umano.
Il problema principale del film, infatti, è proprio questo esasperato ottimismo, che rende il film una corsa all’inevitabile salvataggio senza alcun afflato drammatico, senza alcun conflitto e senza momenti solenni. Anche le abbondanti dosi di umorismo risultano alla lunga stucchevoli e finiscono per imprimere alla vicenda un’improbabile leggerezza. Le sequenze spettacolari sono magistrali, ma dosate col contagocce; prevalgono nettamente dialoghi e spiegoni che hanno ben poco di immaginifico.