3 gennaio 2012 Lascia un commento
Egli sapeva intingere enormi quantita’ di particolari nella saporita salsa di humor toscano al quale nulla e’ negato e con maestro senso della misura, trasformare una storia drammatica e persino dolorosa in una commedia che cosi’ sapientemente diretta, non va oltre l’amaro.
Ho scritto vedere lo sceneggiato quando avrei dovuto dire rivedere dal momento che allora avevo quattro anni, pochi per conservare un ricordo sensato ma le impressioni e certe immagini le ho ritrovate chiare e sorprendenti.
Lungi da me l’essere un piagnone piegato su quanto fossero migliori i tempi andati, eppure e’ innegabile che un tempo la prima serata televisiva era fatta da letteratura d’autore con interpreti di provata esperienza, capacita’ e una professionalita’ che sapeva esprimersi nella forma e nei contenuti.
Oggi forse i nomi della Ferrati o della Morelli non dicono nulla ai piu’ ma per chi segue il cinema, il teatro o la televisione di qualche anno fa, hanno ancora molto da dire.
Ave Ninchi poi, una Niobe piu’ che perfetta, e’ un bel ricordo d’infanzia, un volto umano prima che d’attrice.
Forte caratterizzazione di stampo teatrale ma la misura non si perde neppure per un momento, ben dosata nel contenitore televisivo il cui linguaggio ancora non domina la resa finale.
Inevitabili piani sequenza falsamenti interrotti da zoomate assassine ma che farci, quello era lo stile prima che il montaggio divenisse un artifizio, laddove il ritmo poteva permettersi d’esser moderato e tutt’altro che frenetico.
La differenza col testo c’e’ ed e’ inevitabile ma l’idea resta seppur trasformata, si sposta nelle situazioni e nei tempi per riproporre in egual misura l’aspetto piu’ interessante dell’intera vicenda, la psicologia delle protagoniste che per quanto lineare, pone dubbi su aspetti, forse liquidabili come fanciulleschi non fosse per una serie di traumi che pesano sulle sorelle, in modo ben piu’ incisivo che della sindrome dell’eterno fanciullo.
La sceneggiatura televisiva spinge maggiormente sull’aspetto drammatico per quanto si risollevi d’umore proprio nel finale e sempre nel finale recupera con molta grazia anche la tensione sessuale mai esplicita ma presente, tra le donne di casa e il nipote che invece attraversa l’intero romanzo sin dalla comparsa di Remo nella loro casa.
Si potrebbe quindi riassumere che il romanzo e lo sceneggiato percorrano due strade diverse ma di certo convergono in un unico punto.
Ben fatto e piacevole, vecchia scuola in azione, ancora oggi un esempio da manuale e cio’ valga per il libro e per lo sceneggiato.
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Libro in podcast letto da Paolo Poli, Rai3