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ASM Clermont9 - 25Castres Olympique Altrove nel rugby delle finali son risultati scontati, anche se pur sempre sudati (è il rugby, bellezza) e quindi francamente un po' di noia c'è; in Francia invece valori sportivi sempre più darwinianamente ravvicinati, impatti psicologici e stagioni logoranti, han portato quest'anno alle sorprese, alla ventata di novità al vertice. Clermont Auvergne perde a Nantes la semifinale Top14 contro Castres e chiude anche lei come Tolosa con zeru tituli una stagione che prometteva frutti da record: primo posto in stagione regolare, sempre vittoriosi in Heineken Cup fino alla finale, tre uomini su cinque nella short list per il miglior giocatore europeo... Girarla dicendo che han perso i migliori sa di distratta pigrizia analitica: nella realtà s'è affermata ancora una volta la migliore di giornata, la squadra che meglio ha saputo pianificare, interpretare ed esprimersi in gara, rimanendo sempre compatta e affidandosi alla costanza dei suoi: dedizione, animo, sostegno come a dei fratelli e grinta. Poche volte si vede a questi livelli una superiorità così netta e senza discussione, un Davide che s'imponga su Golia in modo così imperativo, strafottente quasi. L'esito è parallelo all'altra semifinale a sorpresa: se Tolone s'era affermato 24-9, Castres s'impone 25-9.
Altro che animus da vendetta tremenda vendetta quindi, o perlomeno da "adesso focalizziamoci sul serio sull'obiettivo rimasto": quelli del Clermont Ferrand si sono rivelati ancora pieni delle tossine fisiche e mentali dalla finale HC di settimana scorsa.
Schierano Morgan Parra a mezzo servizio, Brock James viene tenuto in panca. La cosa può spiegare le sostituzioni sorprendenti nel finale della finale HC, ma afferma solo la banale verità che la depth in panca è cruciale per chi voglia puntare in alto davvero. All'apertura Vern Cotter schiera l'ultimo arrivato Mike Delany, neozelandese prelevato dal Giappone, prima leader di Bay of Plenty con qualche minutaggio nel SuperRugby ma due sole presenze nei Jaunards. Giocherà una partita diligente e senza errori, da specialista, anche "supplendo" con precisione all'inizio negativo al piede di Parra. Contrapposti in cerniera dei Tarnais, il peperino mai fermo Rory Kockott, anima della squadra - ma non ne è il leader - e il compassato ma solidissimo Remi Tales.
Da cosa si percepisce che mentalmente i Gialli sono prostrati? Dalla mischia ordinata: il rincalzo Chaume per far riposare Domingo e gli scafatissimi Kayser e Zirakashvili si prendono tutta una serie di umilianti arrotolate di canottiera in sequenza, anche su propria introduzione! E le punizioni fioccano: una delle chiavi della gara, probabilmente la principale. Partita letteralmente spiritata quella degli esperti Saimone Taimopeau a sinistra e Karena Wihongi a destra, con Brice Mach in mezzo alla prima linea di Castres. Dietro di loro son bòtte da orbi tra i rudi lavoratori di sala macchine Julien Perre e Loic Jacquet per Clermont (Hines in panca, Cudmore a casa), l'uruguagio Capo Ortega e Samson - nomen omen - per gli uomini in bleu. Anche in aria son ovali molto disputati, ma lì Pierre si fa rispettare per tutta la gara.
In terza linea inamovibili Chouly e Bonnarie per il Montferrand, rientra Bardy; dànno battaglia ma la furia sul punto di incontro di tutti i Castrenses fa paura, Meno classe ma più sacrifico, il duo operaissimo di flanker Diarra - Caballero, skipperati dalla classe enorme di Antonie Claasen, un esempio per tutti (nella foto, dietro la mischia).
Dietro Clermont ha le solite superbe pedine: ai lati i pericolosi Sivivatu e Nalaga, in mezzo Fofana con Rougerie, Lee Byrne in fondo. Ben "marcati" tutti, sbatteranno contro la rocciosa difesa del Castres e dovranno dannarsi in difesa, perché i Tarnais dietro non sono certo scarsi: a partire dalle ali, col compatto Marc Andreu (passa sotto i placcaggi, rimbalza per terra e riparte: una saponetta) e il gigante Martial; in mezzo l'esperienza di Seremaia Bai e il 28enne Romain Cabannes, quarta stagione a Castres dopo esser cresciuto a Biarritz: risulterà decisivo, sarà lui a mettere la parola fine alla partita dopo l'ora di gioco. In fondo un giovanotto senza paura, Brice Dulin.
- La cronaca
Queste le forze contrapposte, s'è già detto dell'imbarazzante superiorità in mischia ordinata del Castres che si palesa sin dai primi ingaggi. Il primo quarto di gara scorre tuttavia in sostanziale equilibrio, anche se appare evidente che sia Castres ad avere il pallino in mano. Vabbé, dovranno carburare. Il parziale del primo quarto è 6-0 per Kockott, solo perché Parra sbaglia due piazzati non impossibili.
Nel secondo quarto Kockott, non perfetto dalla piazzola ma spiritato come sempre nel gioco dinamico come tutti quelli in bleu nessuno escluso, continua a capitalizzare il dominio in mischia ordinata, marcando altri due piazzati. Aveva risposto Delany alla mezz'ora rilevando il duty di un Parra visibilmente sfavato, alla fine della prima frazione siamo 3-12.
Non c'è equilibrio in campo,è evidente a tutti che gli avanti più aggressivi, i trequarti più pericolosi son quelli di Castres. In particolare si distingue Seremaia Bai coi suoi dritto per dritto che fan pensare per un attimo che una delle alone nere del Clermont stia giocando contro. C'è il sostegno ma la difesa dei Jaunards c'è, anche se è costretta ad arretrare. Applicano lo "schema Tolone" (che è quello delle difese francesi importanti): alla lunga nel multifase arriva prima o poi l'errore degli attaccanti, se la difesa non si scompone dal punto di vista disciplinare e tattico. Peccato che gli Alverni non riescano a costruire granché in fase di possesso.
Quel che è più grave per Clermont è la "coperta corta" di questa fine stagione: al 38' capitan Rougerie non ce la fa più, viene rilevato da Benson Stanley, gran nome e gran fisico per l'ex Blues di Auckland ma poca sostanza stavolta (pure ha marcato sei mete in stagione).
Alla ripresa Cotter prova a mettere una pezza alla mischia inserendo Domingo per Chaume e la massa esperta di Nathan Hines per Jacquet in seconda linea. Ma lo schema della partita non cambia, così come il dominio del pack in bleu. Han più garra quelli del Midi Pirenées, la mischia continua a procurar falli per il piede di Kockott: è 3-15 al 44', altro centro dieci minuti dopo.
All'ora di gioco siamo 9-18, è il preciso Delany che tiene in gara i suoi, mettendo a frutto la superiore capacità di provocare falli difensivi e offensivi agli spiritati Tarnais. E' un momento di svolta potenziale della gara: in meta non ci va nessuno, dopotutto son solo nove punti da recuperare, tre punizioni. La marcatura all'ora di gioco ha mostrato la strada: fallo in attacco dei Castellani in trance agonistica, protesi a tenere il gioco il più lontano possibile dai propri pali; pedatone lungo di Delany in penaltouch, Pierre la tira giù, maul, fallo e punizione piazzata.
Schema umile, di provincia, standard: se lo applicano con concentrazione, i Clermontois potrebbero anche uscirne bene. Pare abbiano afferrato, la situazione difatti si ripete tel quel dopo pochi instanti: nuovo fallo in attacco dei Blu, Delany calcia lungo dentro ai 22, Pierre tira giù la rimessa.
Stavolta però la maul si sfalda da sola! Va ben: Parra apre a Delany che sventaglia verso il centro saltando diversi uomini. Ma lì trova in agguato sCabannes che al 64' compie l'intercetto della vita e si beve da solo settanta metri oltre la linea di meta in mezzo ai pali. E' 25-9, la partita è qui finita, nello scoramento dei gialli. C'è persino il tempo per far fare passerella ai fragili Iosefa Tekori e a Romain Teulet, assieme a tutto il resto della panca. Ah, e ci sta anche scazzottatina finale di frustrazione, giallati Bardy e Claasen che macchia una partita altrimenti perfetta. Sic transit ...
In finale si trovano quindi Tolone e Castres. Non è un inedito, è piuttosto un back a prima del professionismo. Le due città vantano infatti nei tempi recenti, tre titoli di Francia: '93, '50 e '49 per il Castres Olympique (e in finale nel '94), vittorie nel '92, '87 e '31 per il RC Toulonnais, che in più conta una sfilza di finali perse (ben sei, inclusa quella della scorsa stagione).
Val la pena di sottolineare anche ai fini del dibattito interno all'Italia su spettacoli offerti e spettatori del rugby, come queste due finaliste si siano fatte strada affondando due autentiche corazzate, i club dal budget più importante a livello mondiale. Per caso? No, con una accurata pianificazione ed esecuzione pluriennale.
Sono dei club su cui circolano delle misconception, in particolare sul Tolone. Alcuni credono che Mourad Boudjellal sia una sorta di ricco Berlusconi o Moratti locale, o magari abbia agganci con gli sceicchi. Nella realtà è (o era?) solo un editore di fumetti, un Bonelli - RIP - senza colossi alle spalle tipo Michelin o Airbus. Il patròn provenzale è semplicemente riuscito a fare la scelta opposta dei ragiunatt bancari che guidano le economie di questi tempi, con gli effetti che vediamo. In sintesi, altro che austerity: vende il suo prodotto agli sponsor, investe attentamente quel che guadagna in campioni "a sconto" ma veri, allestendo un team che dà spettacolo e vince. La gente viene, compra biglietti (i più cari d'Europa, per sostenere il club) e merchandising, gli sponsor son contenti e pagano ("Pizzorno" il main sponsor, è una utility locale di immondizie e acque). E' una faticaccia immane soprattutto di questi tempi, ma funziona se ci si crede e si prova per davvero, muovendosi per tempo in modo pianificato.
Caso ancora più interessante per le dimensioni nostrane è Castres: 44 mila abitanti, la città campa praticamente su una sola azienda, la Pierre Fabre (medicina naturale) che fa da "mecenate" al club gloria del paesone dove il calcio non può che esser infimo, quindi niente concorrenza. Sulla base della sicurezza economica provveduta dallo sponsor (non sono cifre mostruose), la dirigenza ha sviluppato un piano pluriennale, ha reclutato i tecnici (Travers e Labit) e i giocatori giusti, e pianin pianeo è arrivata al vertice con le sue sole gambe.
Meditate gente meditate: due storie diverse, ma in nessuna delle due c'è niente che porti a dire con invidia, ah ma da loro è diverso, la scuola, la base ... Tutto vero, ma c'entra poco. Questo è cuore, passione, territorio e palle.