Magazine Diario personale
Alberto e Federico in campeggio dormono dopo una giornata di camminate in montagna, giochi, escursioni in mezzo al sole abbagliante, gelati, un tramonto sulla pelle un po' abbronzata, e scoperte della vita che in quegli anni accelera di colpo e tutto cambia.
Sono amici, ragazzini che sperimentano le prime vacanze da soli. Qualche volta non c'è bisogno di niente di più, e così si dimenticano pure di chiudere la porticina di stoffa della tenda. Che noia quel gesto della cerniera, una cosa da donne, da mamme: chiudi che entrano le zanzare!
Questa è una notte senza vento, non può succedere niente di brutto. Che poi, se non vuoi, se davvero, con tutte le tue forze, quelle che hai, non lo vuoi sul serio, è proprio difficile che ti capiti qualcosa di brutto o di irrimediabile.
E all'improvviso, un passo, deciso eppure morbido, ha interrotto il silenzio stellato e profondo e il respiro lento e addormentato pieno dei sogni giovani dei due ragazzi. Un fruscio, la porta della tenda, aperta, che si solleva come un mantello da supereroe.
Cos'è? Dice Alberto, ancora con gli occhi chiusi. E Federico: una mucca.
Una mucca? Una mucca. Una vera mucca. Una mucca nella tenda. Ma come? Come ha fatto?
I ragazzi si spostano, si spaventano ma neanche più di tanto, solo per un istante, poi guardano la mucca. La mucca guarda loro. Silenzio. Sembra quasi sorridere, la mucca in controluce, o comunque è tranquilla. Una bella mucca in esplorazione notturna del territorio. Vabè. Che facciamo? Non vuole uscire. Vuole stare qui.
Usciamo noi? Boh. Resterà qui tutta la notte? Boh. Mi sta leccando la faccia. E quindi? Povera mucca.
Prima o poi se ne andrà. E intanto il prato fuori riposa nel buio scintillante delle tre del mattino.