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Sorrisi

Da Cristiano @sosmammo
Avrò un anno, fra pochi giorni. Ancora non ho imparato a camminare, ma a restare in piedi, questo sì, senza appoggiarmi e senza cadere: da quadrupede a bipede, l'evoluzione dell'uomo in nemmeno dodici mesi. Però, papà è sempre sorpreso dai miei sorrisi, più che da progressi come quelli appena detti. Li descrive, a seconda dei casi, come ironici, imbarazzati, a volte tristi e, ovviamente, divertiti. Insomma, tutta la gamma possibile degli stati d'animo che, quando ci si dimentica di piangere, si può esprimere con una forma apparente di gioia.D'altronde, ridere e piangere non sono due manifestazioni opposte, tipo il nero e il bianco, e nemmeno le classiche due facce della stessa medaglia. No, riso e pianto sono soltanto due possibilità sulla stessa, unica faccia. E, fintanto che potremo continuare a ridere anche per il dolore, come a piangere anche per il piacere, nessuno, su questo, potrà darmi torto.E così, a quasi un anno di età, sto in piedi e rido guardando le facce di chi ho intorno. A volte, chi vedo di fronte a me sono io stesso, quando mi osservo allo specchio. E so bene, anche se non è affatto scontato, che quel bambino che ho davanti e che fa i miei identici gesti non sono altri che io. Altre volte però, quando lo sguardo diventa troppo insistente, sento la distanza fra me e lui aumentare fino a rendermi incapace di riconoscere perfino il sorriso di quel volto tanto familiare.

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