2 marzo 2016 Lascia un commento
Non conosco lo svedese ma per assonanza i titoli di testa si leggono come "commedia romantica diretta da Ingmar Bergman". Siamo nel 1955, "Il settimo sigillo" e "Il posto delle fragole" arriveranno due anni piu’ tardi e con essi conosceremo quel Bergman che resta nel cuore e nella Storia.
Dicevamo della "commedia romantica", genere non proprio nelle corde di Bergman per quanto qua e la’ lo rivedremo in momenti leggeri anche negli anni successivi ma in questo caso e’ commedia romantica a tutti gli effetti.
E’ l’incrocio di storie e amori di un avvocato non piu’ giovanissimo e la moglie impalmata a sedici anni e dopo due non ancora "colta" dal consorte.
In mezzo si frappone una diva del teatro ex fiamma dell’uomo che decisa a riconquistarlo, si accordera’ con la moglie del suo amante. La faccenda gia’ s’ingarbuglia lo so ma sara’ ancora peggio quando il nipote dell’avvocato s’innamora della giovane moglie.
Non te la aspetteresti una commedia in costume siffatta e malgrado la critica inspessisca le situazioni ludiche con riferimenti letterari a mio avviso forzati, e’ indubbio vi sia un’origine alta nella costruzione del testo, del resto l’analisi dei personaggi e’ meno superficiale di quanto appaia. Ancora una volta non posso fare a meno di pensare che Bergman la butti sul personale, ricordiamo che a quel tempo il regista era legato sentimentalmente a Harriet Andersson e come i due personaggi principali, anch’essi separati da quindici anni d’eta’ e chissa’ quali altri paralleli tra realta’ e finzione per cio’ che comunque fu un film molto complicato nella realizzazione per ragioni economiche, di salute e personali.
Una volta tanto percio’ il film non e’ da vedere solo per completezza di un percorso artistico ma anche e soprattutto per stile e tecnica lontani forse da quanto siamo abituati ma indubbiamente prototipi dell’intera filmografia a venire di uno dei piu’ grandi registi di tutti i tempi
Dicevamo della "commedia romantica", genere non proprio nelle corde di Bergman per quanto qua e la’ lo rivedremo in momenti leggeri anche negli anni successivi ma in questo caso e’ commedia romantica a tutti gli effetti.
E’ l’incrocio di storie e amori di un avvocato non piu’ giovanissimo e la moglie impalmata a sedici anni e dopo due non ancora "colta" dal consorte.
In mezzo si frappone una diva del teatro ex fiamma dell’uomo che decisa a riconquistarlo, si accordera’ con la moglie del suo amante. La faccenda gia’ s’ingarbuglia lo so ma sara’ ancora peggio quando il nipote dell’avvocato s’innamora della giovane moglie.
Non te la aspetteresti una commedia in costume siffatta e malgrado la critica inspessisca le situazioni ludiche con riferimenti letterari a mio avviso forzati, e’ indubbio vi sia un’origine alta nella costruzione del testo, del resto l’analisi dei personaggi e’ meno superficiale di quanto appaia. Ancora una volta non posso fare a meno di pensare che Bergman la butti sul personale, ricordiamo che a quel tempo il regista era legato sentimentalmente a Harriet Andersson e come i due personaggi principali, anch’essi separati da quindici anni d’eta’ e chissa’ quali altri paralleli tra realta’ e finzione per cio’ che comunque fu un film molto complicato nella realizzazione per ragioni economiche, di salute e personali.
Una volta tanto percio’ il film non e’ da vedere solo per completezza di un percorso artistico ma anche e soprattutto per stile e tecnica lontani forse da quanto siamo abituati ma indubbiamente prototipi dell’intera filmografia a venire di uno dei piu’ grandi registi di tutti i tempi