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Sorrisi e sipari

Creato il 06 marzo 2014 da Mapo
Una delle cose che più mi piacciono, quando vado a teatro, sono i cinque minuti che seguono la fine dello spettacolo.Mi riferisco, in particolare, a quella manciata di istanti che precedono il calare definitivo del sipario, quando gli attori, soddisfatti ed esausti, si inchinano tenendosi per mano verso il pubblico, intento a battere le mani con intensità solitamente in proporzione inversa alla durata della piece. D'improvviso, senza avvisi di sorta, il copione si dissolve nel nulla e la finzione diventa realtà, sgretolando quella famosa e trasparente "quarta parete" che separa chi parla da chi, seduto, ascolta.Le luci si accendono sulla platea, illuminando i volti più o meno sorridenti degli astanti e svegliando dal letargo da secondo tempo qualche marito trascinato lì dalla consorte, proprio la sera della partita di pallone in TV.
Sorrisi e sipari
Succede, allora, qualcosa di insolito: quegli uomini e quelle donne, tutti agghindati come del resto si conveniva all'ultima scena, fino a poco prima giganti lontani in grado di urlare, piangere, ridere e litigare a piacimento, si fanno un po' più piccoli e spontanei.Socchiudono gli occhi per l'improvviso eccesso di luce, sono terrorizzati all'idea di inciampare mentre corrono fuori e dentro dai lati del palco e abbozzano sorrisi imbarazzati. Hanno la stessa espressione di una studentessa seduta di fronte al professore in attesa del voto, di un bambino che ha preso una nota e deve raccontarlo ai genitori, della signora un po' anziana che vede salire il controllore sul tram e sa di non avere il biglietto.Quel piccolo, impercettibile movimento del viso, spesso della durata di un fulmine, proprio qui, nel tempio di ciò che è finto per definizione, è una minuscola cassaforte che contiene qualcosa di prezioso, autentico. E' come una goccia d'olio in un bicchiere d'acqua. E' poco, ma non si amalgama. E' qualcosa di bello, che risalta.L'ipocrisia, quando cala il sipario, sembra un isola un po' più lontana, mentre si infila il cappotto e si prende il largo, verso la recita più lunga.

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