Soru e Civati: perchè il PD ha non vinto

Creato il 07 marzo 2013 da Paopasc @questdecisione
Nella Direzione Nazionale del Partito Democratico di ieri hanno parlato un po' tutti. Tra i tanti, due interventi (non li ho visti tutti, eh) mi sembrano emergere, quelli di Soru e Civati, mentre Bersani, pur con tutta la sua aria di brava persona, e le cose sensate che dice, non buca, rimane come dietro un vetro opaco, deve essere interpretato. In più, si nota l'assenza di un intervento di Renzi, che parla  invece in un'intervista al Messaggero, quasi come se la distanza fisica servisse ad amplificare anche la distanza concettuale.


Bersani, infatti, vuole sfidare il populismo con altre armi, che è come dire combattere con l'handicap. Da una parte si fa leva sui sentimenti più forti e violenti, dall'altra si punta sul ragionamento, anche un po' da apparato, con il quale si cerca di scompaginare le bordate che tirano gli altri. I risultati sono quelli che si sono visti: il tentativo di non cedere al populismo viene visto come lontananza, distanza dalle persone, al limite anche arroganza. Soru ha fatto un discorso appassionato, molto condivisibile, che in sostanza dice riavviciniamoci alla gente. Civati l'ha accompagnato con l'avvertenza di non dare a tutti del populista, inclusi gli elettori che non li hanno votati, come rivalsa. Bersani ha sintetizzato tutti gli interventi ma quello che mi ricordo è che vuole sfidare le sciabolate con uno stuzzicadenti. Alle volte però deve capire che il populismo è l'apparenza e quello che si dice la sostanza e che se vuoi dire certe cose con una certa enfasi sembri populista ma in realtà sei appassionato. Quella quota di elettorato che avrebbe voluto votare centrosinistra, e non l'ha fatto, ha votato Grillo per sfida e come monito nei confronti del PD. Non capire questo significa condannarsi a soffrire. La sfida è questa: voto Grillo affinchè tu faccia certe cose. Cioè, devi capire che non puoi arrotarti per settimane sull'alleanza post voto con i centristi e dimenticarti dei problemi -e delle persone-. E queste persone non puoi trattarle come se scrivessi su una rivista in carta patinata. Devi scendere in mezzo a loro, far capire che comprendi i loro problemi e che proverai a risolverli, ma devi anche sporcarti le mani. Il monito è: preferisco -forse- farmi del male ma siccome da te pretendo il massimo, e non me lo stai dando, la delusione che provo mi spinge a rifiutarti.  Di base c'è comunque questo, il rifiuto di chi si percepisce come distante dai propri problemi, come staccato dalla propria, a volte terribile, realtà. A questo devi aggiungere la realtà di molte interazioni pubblico-privato delle città e province nelle quali si è votato e che erano governate dal centrosinistra. Se di qualcuno sei soddisfatto probabilmente lo voti nuovamente. Un'occhiata anche alle amministrazioni locali non guasterebbe, specialmente in certe realtà nelle quali il centrosinistra si presenta con il suo pieno carico di burocrazia e farraginosità, stucchevole esempio di distanza dal cittadino, nei confronti del quale si alza una grata di separazione che non lascia certamente sperare in una condivisione delle esperienze.

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