Anna Serra
All'indomani (una serie di indomani, dovrei specificare) dell'evento di lettura a Rosta, a proposito dei Sospetti sul lago, opera prima di Anna Serra, abbiamo deciso di restare ancora un po' in compagnia della scrittrice, che ci ha già rivelato molto di sé e del suo spirito in quell'occasione. Qui di seguito riportiamo la piacevolissima conversazione alla scoperta dell'anima scrittrice e dei motori che la spingono a esprimersi.Le iniziali identificano me, la Furiosa (L, per Loredana) e Anna, l'autrice (A).
L: Questa sera siamo qui a Rosta, ospiti della caffetteria Cake and Coffee, in compagnia di Anna Serra che ci parlerà del suo primo romanzo, Sospetti sul lago, pubblicato alla fine di febbraio di quest’anno. Innanzitutto vogliamo conoscerti un po’ meglio, scoprire chi sei e cosa fai nella vita, oltre a scrivere.
A: Dunque, sono un’insegnante, una prof! Insegno spagnolo in un liceo linguistico a Nichelino. Ho iniziato ad amare questa lingua quando avevo sedici anni e da allora non l’ho più abbandonata, migliorandola e perfezionandola. L’ho studiata all’università laureandomi in Lingue e Letterature straniere e poi ho capito che la mia strada era quella dell’insegnamento. Ormai insegno da una decina d’anni e sono molto soddisfatta del mio mestiere che spesso, oltre ad essere un lavoro che mi dà da vivere, è una vera e propria passione, in cui spendo molte energie e investo tutto il mio entusiasmo.
L: Bene, e invece la passione per la scrittura quando è nata?
A: Anche questa è nata abbastanza presto: avevo 12-13 anni, frequentavo la scuola media e la mia professoressa di italiano ci faceva leggere molto e scrivere. Per una decina d’anni sono stata costante nella stesura di un “diario segreto” in cui annotavo quasi giornalmente le mie vicissitudini e i miei tormenti di ragazzina alle prese con un’adolescenza alquanto complicata. Ho scritto anche dei racconti, ma non ho mai pubblicato nulla. Questo breve romanzo è il primo vero e proprio incontro con il pubblico, il mio esordio ufficiale.
L: Com’è nata l’idea di scrivere la storia raccontata in Sospetti sul lago?
A: Volevo creare una storia che parlasse di sentimenti, dell’interiorità di una donna dei giorni nostri che deve fare i conti con un momento di crisi nella sua vita apparentemente perfetta. Come ambientazione ho scelto di rendere omaggio a un posto che apprezzo particolarmente, il lago grande di Avigliana, non distante da Torino. A volte non ci rendiamo conto della bellezza, dell’incanto di certi posti, eppure sono a due passi da noi, senza andare troppo lontano. E’ stata un’occasione per valorizzare una parte del nostro territorio. Il libro contiene numerose descrizioni del lago, con uno sguardo all’imponente e antichissima Sacra di San Michele. Il lago viene visto nelle sue metamorfosi stagionali: con i colori dell’autunno piuttosto che con il gelo dell’inverno. La storia affronta anche temi di attualità che purtroppo riempiono spesso le pagine di cronaca nera, con episodi di rapine in abitazioni private e violenza fisica sulle donne.
L: Vuoi raccontarci più nel dettaglio il contenuto del libro? Senza ovviamente svelare troppo per non sciupare la curiosità dei nostri lettori …
A: Sì, certo. Questa è la storia di Rossella, una donna moderna, una donna come tante che si divide tra lavoro e famiglia: in ambito professionale la vediamo nei panni di psicologa che ascolta con attenzione le confessioni più intime dei suoi pazienti, e la vediamo anche in veste di casalinga alle prese con i fornelli, il bucato e le camicie di suo marito da stirare. Una donna che quotidianamente tenta di far quadrare tutto alla perfezione, visto che non può contare molto sull’appoggio e sulla collaborazione del marito Alberto, un manager di successo sempre troppo preso dal suo lavoro, il suo computer, le sue email. E così Rossella, nella sua solitudine domestica, cerca conforto nell’amicizia di Stefano che tutti i sabati mattina si prende cura dei fiori e delle piante del suo giardino. All’inizio Stefano è l’uomo sensibile e premuroso che le offre regali genuini come un cesto di fragole piuttosto che un mazzetto di rucola con cui preparare un buon risotto. Tuttavia proprio quando questa amicizia pare trasformarsi in qualcosa di più, Rossella fa una scoperta sconcertante che stravolgerà la sua vita: Stefano sembra coincidere con il bastardo che ha abusato di lei nel corso di una rapina notturna che subisce in casa. Nella seconda parte del romanzo Rossella diventa protagonista di un’indagine casalinga molto rudimentale, a volte goffa, ai confini tra razionalità e pazzia, che la porta a raccogliere indizi contro Stefano: una serie di dettagli e coincidenze sembrano guidarla verso un’unica direzione, facendo di Stefano l’ indiziato numero uno. Di conseguenza, l’amore nascente per lui si trasforma in sospetto e paura perché l’angelo e il demone potrebbero essere la stessa persona, il mostro di cui è stata vittima potrebbe trovarsi ad un passo da lei…
L: Grazie per questo riassunto che ci ha permesso di scoprire più da vicino la storia, e in questo modo abbiamo anche spiegato il significato del titolo. Ma oltre non andiamo, non possiamo naturalmente svelare se i sospetti e i dubbi della protagonista sono fondati o meno, vi toccherà leggere il libro! Ascolta, il finale del romanzo si potrebbe definire aperto: non c’è una conclusione definitiva, la storia sembra alludere ad un seguito, ad una possibile continuazione. Stai per caso scrivendo il proseguimento della vicenda di Rossella?
A: Il finale è volutamente lasciato un po’ in sospeso, di modo che ciascun lettore possa immaginarsi una continuazione, quella che preferisce, in una o nell’altra direzione … Per ora non ho intenzione di scrivere una seconda parte; ciò non significa che abbia smesso di scrivere! Infatti sono alle prese con un altro romanzo, completamente slegato da questo. Devo ancora finirlo ma sono già a buon punto. Chissà se avrò la fortuna di pubblicarlo ….