Insieme a lui vi erano il presidente di una delle prime associazioni di teleutenti, ovvero il professor Borgomeo, Armando Fumagalli, docente di semiotica e presidente del comitato scientifico e Sergio Barisone, direttore generale della Tecnophone.
Palmisano ha iniziato snocciolando vari dati gli introiti pubblicitari che arrivano grazie all’Auditel, spiegando che il mercato pubblicitario da 7 milioni per gli spot è così distribuito:
- 52% alla tv
- 24 % alla stampa
- 9% ad internet
- 62% a Mediaset
- 23% a Rai Pubblicità (a cui arrivano altrettanti per il canone)
- 7,% a Sky
- 5% a La7
- 2,5 % a tv minori, regionali, etc.
Il panel di Sotel.TV offre:
- Indicatore di qualità.
- Il telefono della società, 199242420, permette allo spettatore di dire ciò che pensa dei programmi e ha un costo normale di una chiamata interurbana ovvero dai 24 ai 40 centesimi. Si può votare in forma anonima quando si telefonano, dando un voto da 1 a 5 e dando anche un giudizio esteso, che viene registrato, monitorato e passato agli autori dei programmi.
- Vi sono anche vari app per votare sul sito, dove occorre registrarsi, ma le modalità di voto sono le stesse di quelle telefoniche.
- Entro dicembre Sotel spera di avere 50.000 utenti registrati.
- Sotel si propone di mettere lo spettatore al centro della televisione migliorando la qualità.
Interviene poi il professor Borgomeo che si dice entusiasta di Sotel, ritenendo l’Auditel obsoleto, anzi arriva a dire che non ha mai funzionato perché conta solo i televisioni accesi e non la qualità, ricordando come in base ad esso si stronchino carriere e si distribuiscano i soldi.
Invece, Sotel, ribadisce Borgomeo, vuole dare voce allo spettatore per migliorare la qualità e questo servizio aiuterà anche le emittenti che devono ricordarsi di “avere un minimo di responsabilità nei confronti del paese per impedirne il degrado e ridare finalmente valori positivi”.
La parola passa poi a Fumagalli che spiega come il sito serve per ascoltare le valutazioni degli utenti e per monitorare i programmi non più in base alla quantità, ma alla qualità. Per ora sulla piattaforma vi sono registrati 500 programmi, però poco alla volta ne verranno aggiunti altri.Per ultimo prende la parola Barisone che ribadisce il sistema di voto tramite le chiamate e il sito, poi la parola passa a noi giornalisti in sala e alle nostre domande. Segnalo forse la più importante:
“Il televoto ci ha mostrato come vi siano persone prezzolate da varie società disposte a far votare questo o quell’altro concorrente: chi ci garantisce che non succederà anche con voi?” Fumagalli risponde:“Cercheremo di monitorar le chiamate per capire se sono spontanee oppure se sono pagate. Vorremmo che chiamassero le persone comuni per far sentire la loro voce“. Il professor Borgomeo ritiene l’Auditel un grande imbroglio mentre Palmisano spiega che i loro spot andranno in onda su tutte le reti Rai, La7, Sky, ma non su Mediaset perché questi ultimi temono di venire accusati di manovrare il loro ex dirigente e la stessa Sotel e qui il presidente del Club Santa Chiara dice che trova la loro scusa ridicola e ritiene che Mediaset non ha nessun interesse a sentire la voce degli utenti in maniera diversa da quella che fa. E queste parole causano molte polemiche in sala, in particolare un collega del Giorno lo accusa di sputare nel piatto dove ha mangiato e gli chiede perché non ha fatto nulla, da dirigente, per migliorare la qualità del servizio di Mediaset dato che lo ritiene così pessimo.Palmisano prova a difendersi e dice che la sua è una battaglia di civiltà perché la nostra televisione deve tornare al servizio della cultura, della civiltà appunto e dell’educazione dei teleutenti mentre da venti anni fa l’opposto.
Ho provato anche io a fare una domanda, riallacciando proprio a quello che diceva la collega, ovvero: “Come si possa controbattere ai pessimi suggerimenti di gente pagata, come è avvenuti negli Stati Uniti, dove spesso programmi di qualità sono stati affossati da questi suggerimenti?” Nessuno mi ha risposto, forse la mia domanda non è stata compresa, ma Palmisano dice che non dobbiamo avere paura di far esprimere un parere agli spettatori, raccontando che i dati raccolti verranno resi pubblici una volta al mese alle emittenti, allUpa e con conferenze stampa regolari.
Un altro collega ricorda all’ex dirigente di Mediaset che in rete vi sono già vari servizi che danno opinioni e sia Fumagalli che Palmisano dicono che Sotel deve essere una sorta di riferimento e di punto di raccolta per queste opinioni.
Se debbo dare un’opinione come giornalista e come scrittrice ho diverse perplessità. L’idea di dare voci agli utenti e di non lasciare più lo spettatore come soggetto passivo è sicuramente ottima, ma come possiamo essere sicuri di questa raccolta dati? Ed è giusto che un autore debba dare retta a tutti modificando in corso d’opera, il suo lavoro, per accontentare questo o quell’altro spettatore?Non si rischia di peggiorare e non migliorare la qualità?
La nostra televisione ha delle grosse lacune e lo stesso Auditel ha dei grossi difetti, non sono mai stata una fan di questo servizio. Ripeto l’idea è buona, io credo solo che l’autore deve però essere libero di terminare la sua opera senza dover sottostare ai capricci della gente. Vi faccio un esempio: cosa sarebbe successo se Manzoni fosse vissuto ora? I suoi Promessi Sposi avrebbero avuto la qualità e lo spessore che hanno? Oppure lo scrittore milanese sarebbe stato costretto a dare più importanza a quel personaggio magari mettendo in un angolo i suoi protagonisti? Le critiche alla nostra tv sono giuste, la qualità è peggiorata e la gente deve essere libera di dirlo, però tutto va fatto “cum grano salis”, anche perché le opinioni degli utenti possono essere veicolate, sia dagli sponsor, sia con altri mezzi.
Articolo realizzato da Silvia Azzaroli Per "Apollo - Un mondo di news"