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Inciampiamo sulle cose più banali, sugli spigoli più sulla strada, sulle cose sottili che non si spezzano mai, e non sull´amore. A volte. La sabbia le graffia le caviglie e la salsedine fa il suo sporco lavoro tirandole la pelle, come un tremendo accordo in barrè che il tramonto nasconde a malincuore. I barettini propongono balli di gruppo e sogni imbottigliati, cerchi di persone si tengono per una sera, perdono le idee e le convinzioni per tornar a essere inconsapevolmente quasi felici. Mary, occhi umidi, non c´é vento da sfidare ma solo pensieri, attrito, da qualche parte che é un oltre. Lei lo sa che non é una donna particolarmente bella, coraggiosa, spregiudicata. In ufficio apre lo stesso cassetto con la solita lentezza, ordina le graffette come se fosse indispensabile senza nessuno che si accorga del suo amore per le cose per bene, e dice “domani sarà meglio” ritirando il permesso di parcheggio dal cruscotto.
Non spreca gli sguardi, non prende gli aerei, cucina solo piatti che non si possono sbagliare, vorrebbe iscriversi a un corso di salsa ma ne morirebbe, vive a Ventimiglia e spera in un trasferimento a Milano per leggere i libri nella metro e confondersi tra indiani, senegalesi, sciocchi e sceneggiature viventi per le strade. Mary a volte perde il contatto con la realtà. Succede quando la rifiuti e ti nascondi, quando i sentimenti sono a dieta e non hai un fottuto appiglio. Le persone che dovrebbero sentire sembrano ormai prefabbricati fatti a a tempo di record e a risparmio su cui nessuno butta sopra del tempo, si dice, forse non é vero ma é vero tutto quel che ci sembra. Ritira la posta ma non la pubblicità. Crede, non pratica. Quegli occhi sono da una vita in perdita, i sottili sorrisi temporanei sono micro fratture. Non é tempo per contarle. Un gabbiano alle prese coi suoi voli, una specie di trattato sulla libertà riassunto in pochi secondi. Una celebrazione silenziosa.
Tutto piatto, tutto spianato quando ci sarebbe da inciampare su qualcosa che non sia infelicità. Una lacrima. La vita che volevi da sedicenne. Le porte chiuse. Il mare sempre aperto. Mary si toglie solo le scarpe. Le torna in mente la strofa di Elisa “hai girato il mondo dentro a un cuore”. Un viaggio sola andata inchiodato, immobile, senza più tempo. Le onde fredde sono cime da scalare, storte come i silenzi, con i segni che puoi lasciare. Capelli sciolti, fiato fuori sede, eccesso di adrenalina. Stoffa che beve, pesci schivi, sottili sorrisi temporanei.
L´ho conosciuta in ritardo come tutte quelle persone che hanno un passo in più nelle gambe e lo fanno in anticipo, il giorno dopo sui giornali. L´inchiostro dei giornali tende a sbiancare, sopravvive solo quello archiviato. Nei raccoglitori tra la polvere vivono le persone mai inciampate sull´amore di una buona vita abbastanza clemente, come Mary, morta presto anche nei nostri ricordi.