L’azienda è di proprietà della signora Maria Flora e delle sorelle e il nucleo centrale, attorno alla dimora e alla cantina, consta di circa 6 ettari di vigna, con impianti vecchi, risalenti agli anni ’80, posti su terreni dove domina il galestro nella parte verso il paese, con inserzioni maggiori di tufo nel discendere verso la Valdorcia e in particolare su vigna San Giovanni, le cui uve sono dedicate alla Riserva (quando prodotta). Risulta inoltre peculiare la presenza di fossili marini in questa zona, che lasceranno il segno anche all’assaggio.
Il resto dei terreni aziendali sono altri 6 ettari a Semiti, verso Torrenieri, dove le argille la fanno da padrone e troviamo là sia vigne giovani dedicate al rosso che piante tra i 30 ed i 40 anni che producono sangiovese da Brunello. Gli allevamenti sono a cordone speronato, per lo più doppio, e persino piuttosto alti, con un’architettura ormai poco frequente, e una densità d’impianto comunque attorno a 4000 piante per ettaro.
In campo Fuligni sceglie una viticoltura convenzionale, che sembra garantire una buona sanità delle vigne, e assicurare raccolto e qualità delle uve. Nei loro vigneti le uve maturano abitualmente, in stagioni regolari, verso metà settembre, mentre in annate fredde slitta fino ad ottobre l’inizio di vendemmia, come ad esempio nel 2013 primi ottobre. La raccolta avviene manualmente, in cassette, per poi conferire le uve nella cantina, dove operano una fermentazione classica in vasche d’acciaio, con lieviti selezionati, mantenendo il mosto per circa 21 giorni in macerazione sulle bucce. Si attende lo svolgimento della mallolattica naturalmente, e una volta terminata avviene in travaso in legno, sempre non prima di gennaio dopo la vendemmia.
I contenitori dove affina il Brunello Fuligni sono grandi botti Garbellotto in rovere di Slavonia, da 20 a 30 ettolitri, più una parte di tonneau Gamba in rovere francese, utilizzati per una piccola quota di Brunello e per gran parte del Rosso, mentre la Riserva vede invece solo botte grande.
Proviamo poi il Brunello di Montalcino 2009, che regala sensazioni di mentuccia, mare e liquirizia su uno sfondo di mirtilli e more. Al palato si distende con materia calda e morbida, sempre inciso da una vena sapida e da un ritorno di agrume e cola. Mostra grande estratto ma non rinuncia alla freschezza che lo tiene in grande equilibrio.
Buone impressioni riconfermate, annotando una matrice sapida e agrumata comune nei tre assaggi, e una materia ricca e sempre raffinata, con calici che invitano al secondo sorso, e anche al terzo, senza timori, persino in un giovanissimo Brunello 2010.
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