Sono convinto inoltre che oggigiorno un lettore consapevole debba averne anche un altro, di coraggio: quello di osare. Uscire dalle predeterminate rotte commerciali o pseudotali, quelle dei grandi gruppi editoriali che hanno il monopolio della distribuzione e l'egemonia della prima fila (ma anche quelli della seconda e della terza ecc.) dei banchi delle librerie, e che in questo modo impongono titoli, mode, gusti e autori. Non che non ci sia niente di buono da leggere, anche lì in mezzo, ma meno di quanto si creda o facciano credere le copertine sgargianti e i nomi altisonanti (l'ultimo - scadente - Stephen King ne è un ottimo esempio). Il resto, e qui mi riferisco soprattutto agli autori italiani, bisogna saperselo andare a cercare. Con dedizione. Magari usando Internet, i blog, i forum, anobii, persino Facebook, come mappe in cui orientarsi. Con pazienza, come cercatori di tesori antichi. Fidandosi di qualche sito o rivista, spendendo il tempo a vagliare i propri informatori, recensioni e recensori, come investigatori spiantati ma appassionati. E con (appunto) un po' coraggio. Perché per quelle due o tre volte che può andare storta e si becca la sòla, una volta va bene. E quella volta si viene ripagati con qualcosa di prezioso, qualcosa di nuovo, di originale e di (finalmente) fuori dalle consuetudini e dai cliché. Qualcosa che sorprende per vitalità letteraria, per energia dello stile, per effervescenza delle idee, qualcosa che è capace di tenerti il cervello in movimento e spiazzarti a ogni pagina con una specie di continuo gioco di prestidigitazione del pensiero, sempre sospeso tra comicità e tragedia, in una realtà che si fa surrealtà, per dire che forse la verità sta nel viceversa, e sfregando con uno straccio imbevuto di solvente sull'apparenza delle cose, rivelare che sotto - guarda un po' - sono i piccioni ad avere il privilegio di conoscere i segreti del mondo.
(Almeno) tutto questo è Acquaragia, pregevole raccolta di racconti di Stefano Domenichini edita da Perdisa Pop. A proposito di quello che si diceva, tenete d'occhio entrambi, ci sanno fare.
Tre gocce:
"Poi vide un triangolo scaleno che si guardava allo specchio sentendosi brutto e solo. Il Tato aveva la bocca secca. Qualcuno gli diede da bere, o comunque sentì qualcosa di umido che gli accarezzava la lingua. Riapparve il triangolo scaleno. Era abbracciato a un esagono e si sentiva felice." (da La febbre del pellegrino)
"Se i tappeti volassero si potrebbe correre sempre all'ombra. Ho gli addominali contratti, la schiena protesa, flessa. La testa appoggiata al ginocchio, piegato contro la spalla. Gli occhi fissi sulla punta del piede, sollevata fino a estenuare il tendine. Mi sto tagliando le unghie. Dei piedi. Sul tappeto. Se i tappeti volassero le spiagge avrebbero due piani." (da Acquaragia)
"Sparare a Walter Matthau sotto un colonnato di Parigi. Ecco una cosa che non ho mai fatto. Come del resto invitare una donna a cena dicendo: «Dimmi cosa vuoi mangiare che mi metterò qualcosa in tinta». Quasi sempre accettavano, si vede che qualcosa di interessante la inventavo. Mia moglie è morta da quindici anni. Hanno smesso di vendere la saponetta Camay." (da Trilogia di Natale)
Acquaragia, di Stefano Domenichini, Perdisa Pop (Corsari).
[Credit: la foto dei piccioni è di Alex Healing]