La questione non è chiedersi come mai le le primarie del Pd vengano regolarmente perse dal Pd, se sia colpa di Bersani, degli apparati locali o di un destino cinico e baro. La questione è chiedersi se esista il Pd come partito e non come semplice apparato: perché se non esiste tanto vale considerare stravaganti e persino insensate quelle poche situazioni in cui invece il candidato ufficiale ce l’ha fatta.
Ma sentendo il sospiro di sollievo che si leva dal partito alla notizia che i no Tav parteciperanno alla manifestazione della Fiom tutto diventa chiaro: il pretesto per non andare, per non scegliere, per fare il morto in un momento drammatico per il Paese è servito. Anche se si tratta di una scappatoia assurda e penosa visto che la manifestazione Fiom verte su altri temi, che andarci non significa necessariamente approvare le resistenze verso quella ferrovia di incubi e di infiltrazioni criminali, come ci fa sapere Saviano. Ed è anche una sprezzante noncuranza verso il territorio, in altri casi altare di sciocche e sibaritiche adorazioni. Come quelle espresse per anni nei confronti della Lega, criticata, ma ammirata per il suo radicamento locale e oggetto sempre di contatti e di pour parler come costola della sinistra. Ora Bossi dice che il Nord farà fuori Monti, ma la cosa vi turba assai meno dei No Tav. Francamente non so se provare pena o vergogna quando sento Fassina dire che con i No tav la manifestazione cambia segno: forse il partito teme i segni di vita.
Si vede che massacrare i pensionati e i ceti popolari, ubbidire come soldatini ai diktat della destra europea, non solo inqui, ma anche economicamente demenziali e poi trovare soldi per un’opera che quanto meno è del tutto marginale per gli interessi del Paese, sarà la nuova frontiera della sinistra. O forse è semplicemente la frontiera della vacuità politica che vive- esattamente come per la manifestazione – di pretesti come la necessità, di imbarazzanti silenzi e di mezzucci. Quando non di opacità evidenti.
Dunque inutile chiedersi chi vinca le primarie, di chi sia la colpa del casino, perché non è affatto vero che sia il Pd a fare le primarie, le primarie sono l’unica cosa per cui si può sostenere con un minimo di verosimiglianza che il Pd esista. E che vinca un vendoliano, un rifondatore un non iscritto, un destro siciliano o capitan Uncino, conta pochissimo: le primarie sono l’unica traccia di democrazia reale e di senso politico espressa da questa compagine che sembra ormai uno di quei giochi ottici in cui si può vedere un vaso oppure un viso a seconda di come cade l’occhio o di chi parla per ultimo.
Si davvero non mi darei pena perché i candidati ufficiali o sostenuti dalla segreteria hanno la spiacevole tendenza a perdere: anzi alla fine, in queste condizioni è un bene. Se vincessero i ponzi pilati designatti dal partito, significherebbe perdere quasi tutte le elezioni. Tanto che alle prossime politiche userei la stessa strategia: non ci sarebbe nulla di male, mi sembra che il Pd se la cavi benissimo ad approvare qualunque cosa, ma con le proprie idee.