Quando sono andata a prenderla, in quel di Napoli, mi aspettavo di vederle addosso giubbotto antiproiettole ed elmetto M33. Ma indossava solo un sorriso e un velo di stanchezza per le lunghe ore di treno che dalla frenetica Milano l'hanno portata alla caotica Napoli. Lo ammetto. Un po' è colpa mia e del mio parlar male di questa terra. Di certo non lavorerò mai per l'EPT.
Non potevo infliggerle anche l'ora e mezza (se tutto va bene!) della vecchia diligenza che dal capoluogo campano porta a Benevento. Attravresando il nulla con l'unico conforto dello sguardo vacuo di qualche pendolare sconfitto dal sonno. Per raggiungere la mia "niente city" era necessario un trasbordo più umano e la compagnia di un'amica di blog che vedeva per la prima volta. Anzi, di una conoscenza virtuale che, per la prima volta nella sua vita, diventava reale. Io, invece, non sono nuova agli incontri nati sul web. Ma non per questo ero meno emozionata. O entusiasta. O entrambe le cose. Sicuramente ero contenta.
Così, quando la Giuli di mammeamilano è scesa dall'alibus, lo sfondo rosa del suo blog è andato in dissolvenza per lasciare il posto ai suoi capelli biondi, ai suoi occhi chiari e al suo fisico snello.
L'esatto opposto, insomma, della brunona mediterranea e giunonica che le ha spalancato le braccia per salutarla come si conviene al sud. E già, perché noi due, insieme, siamo il prototipo degli esatti opposti. In uno scontro/confronto tra geografie (Nord/Sud), tipi di bellezza (nordico/mediterraneo) e scelte (?) di vita (mamma e moglie vs single impenitente).
Eppure, dalla prima volta che ha commentato un mio post, tra noi si è stretto un forte legame. Quel tipo di legame che solo gli animi inquieti riescono a comprendere e che porta inesorabilmente a farsi domande sui percorsi della vita. Se fosse toccato a me? Se io mi fossi sposata? E se, invece di nascere e vivere in questo buco di città, mi fosse capitato di essere altrove? Ma, soprattutto, come evitare - ora che è qui - che il mio lato più meridionale esca fuori diventando inevitabilmente invadente? Sì, perché da noi l'antico retaggio del culto dell'ospitalità si trasforma, troppo spesso, in un assillo continuo perché l'ospite abbia tutto quello che serve. E, soprattutto, perché mangi. Che il cibo è il nostro modo di far capire che ci importa di lui. E non ci sembra mai abbastanza. Nemmeno se sulla tavola giacciono i resti di un bue grasso. Neanche quando, al pronto soccorso, l'ospite sta subendo una lavanda gastrica.
Giuro che ci ho provato. Ma il cibo è anche il nostro asso nella manica. Così, appena approdata a casa mia, le ho dato solo un'ora di tempo per sistemare le sue cose e riposarsi. Prima di partire alla volta di un ristorante da cui ha avuto inizio un tour enogastronomico.
Giuli ha apprezzato Benevento. E, ad ogni commento sul "come è pulita" e sul "come è bella" e su "quanti monumenti che avete" un po' mi inorgoglivo, un po' ridevo sotto i baffi ripercorrendo con la mente una delle tante scene di Benvenuti al Sud. E nel rivangare reminiscenze di teatri romani, archi trionfali, chiese longobarde e obelischi egiziani, riscoprivo anche la mia città. Sotto una luce completamente nuova. Sarà che quel giorno, per una strana coincidenza, ho visto un numero di turisti davvero esorbitante per Benevento. Che soffre, lontana dalle rotte, lontana da qualsiasi programmazione e lontana da una minima strategia di sviluppo, della vicinanza di mostri sacri come Pompei o la stessa Napoli. Ma l'entusiasmo di Giuli mi contagia. E per la prima volta guardo la mia città con gli occhi di chi non ci ha mai vissuto. Intanto il mio ciarlare di Papi e di sanniti ci lascia poco spazio per le confidenze. E io mi sento ancora una volta una meridionale troppo intenta a fare un "pacco" allo straniero di turno. Riempendo la testa di chiacchiere come per vendere il migliore dei prodotti. Ma le cose vanno da sé. E il tempo per qualche indiscrezione lo si trova sempre. Così come quello per commuoversi a tradimento, se il discorso cade su una ferita ancora aperta. Ogni tanto sono tentata di raccontarle tutti i miei guai. Perché non c'è niente che avvicina di più le persone della sofferenza. E della condivisione di questa corsa ad ostacoli. Ma i miei ostacoli sono stati davvero tanti. E alcuni sto ancora cercando di capire se aggirarli o provare a saltarli. Soprattutto, poi, non è su queste cose che tra di noi si è creato un legame. E infine il culto dell'ospitalità mi dice che non c'è niente di peggio di rattristare un ospite con le proprie paturnie. Ancora una volta tengo a bada la mia natura meridionale e opto per la discrezione.
Verrà il momento. Ci sarà il tempo anche per quello. Due destini che si incrociano possono anche non intrecciarsi. Ma due amiche che si incontrano, per quanto lontane, per quanto diverse, per quanto opposti siano i percorsi che hanno calpestato, torneranno sempre a cucire le fila di due vite che sembrano le facce della stessa medaglia. Da Nord a Sud. Da bionda a bruna. Da single a mamma.
Sotto-sopra, come le nostre vite. Sottosopra, come spesso le emozioni ti fanno sentire.Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city.
Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.