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Sottosegretari privati

Creato il 03 maggio 2013 da Albertocapece

sala-consiglio-ministri-olycom-258Anna Lombroso per il Simplicissimus

Arriva  sempre nell’organizzazione dei  matrimoni, royal wedding o nozze borghesi, il momento della difficile trattativa sulla lista degli invitati: ma mica vorrai non far venire zia Giuseppina che mi ospitava in campagna quando ero piccolo e ci ha promesso il Folletto? E ti pare che non invito Luca che giocavamo a calcetto insieme? Lo zio Gianni non mi perdonerà mai se non mettiamo al nostro tavolo quel magistrato, sai quello che lo aiutò in quel  momento difficile.

Deve essere successo così nelle fasi del delicato negoziato per la stesura dell’elenco dei sottosegretari, con le famiglie, unite dal comune intento, ormai uguali nelle modalità e procedure, ma divise dalla smania di disobbligarsi con parenti potenzialmente serpenti, dalla   vocazione, condivisa ma conflittuale, a fare del governo una agenzia di collocamento per amici e famigli dai quali ci si aspettano favori, vantaggi e intercessioni.

Tra  manuale Cencelli e rubrica dell’I- Phone, con il supporto dell’album fotografico della prima comunione ed anche della banca dati del prestigioso thin tank dello sbriga faccende di Berlusconi, quel VeDrò – ma noi invece vorremmo non vederlo mai – giacimento di talenti di regime e sacerdoti della teologia di mercato,  ecco compilato il catalogo dei sottosegretari.  “Non divisivi”, perché accontentano l’indole al compromesso feroce, non sorprendente, perché realizza le peggiori previsioni.

E all’anima della “freschezza” tanto decantata dal perdente per antonomasia, a meno che non si riferisse a un certo tipo di “fresco”, quello che auspichiamo per il patron, ma anche per alcuni eccellenti inquisiti entrati a far parte dell’autorevole parterre.

Google non perdona, condanna all’eterna memoria di atti e malefatte, di imprudenze e viltà. E se Wikipedia non concede molte informazioni, può essere molto utile la consultazione del sito Open Parlamento, che annovera alcune voci esaustive e implacabili aggiornamenti sul gradimento alle misure governative e sulle presenze ai lavori parlamentari dei “nominati” scelti tra gli eletti. Di modo che siamo informati sui record di assenteismo di Vincenzo De Luca, quello che a Salerno lo votano “anche le pietre”, indagato nell’ambito di un procedimento relativo all’inchiesta avviata sul progetto urbanistico Crescent, o  sulla coazione a votare vigorosamente si a tutti i provvedimenti più infami del governo Monti, di Sesa Amici.

Ma a guardar bene, sono solo peccati veniali. C’è ben di peggio, a cominciare dal più impresentabile  tra gli impresentabili: Gianfranco Miccichè, del quale a tutti, ma forse non a Letta, sono note le amicizie e le frequentazioni, gli usi e i consumi.  E cosa dire di  Bruno Archi (Esteri),   teste a difesa nel processo Ruby, passato all’onore della cronaca per aver sostenuto che in eventi istituzionali si era parlato diffusamente della fastosa parentela della giovane protetta del premier,  o di  Jole Santelli, la esuberante giovane di studio di Cesare Previti,   che nelle funzioni di sottosegretaria e “esperta” di problemi della giustizia ha accreditato il suo delirante appoggio alle leggi   ad personam come necessari “provvedimenti di interesse generale”.  Cursus honorum altrettanto disinvolti sono quelli di Filippo Bubbico (Interno), che ha un processo in corso per abuso d’ufficio,  di Giuseppe Castiglione (Politiche Agricole Forestali e Alimentari),  coinvolto e poi prosciolto da un’accusa di associazione mafiosa e assolto da un’accusa di turbativa d’asta, e genero dell’ex senatore di Forza Italia Giuseppe Firrarello, condannato in via definitiva a due anni per corruzione e turbativa d’asta, di Rocco Girlanda (Infrastrutture e Trasporti)  fedelissimo di  Denis Verdini tanto che compare nelle intercettazione della Procura di Firenze che indagava sul caso del Credito Fiorentino.    

Appartengono alla categoria  dei casi clinici, ancora più che “umani”  alcune groopies  di Berlusconi, la  senatrice Simona Vicari (Sviluppo Economico), cui si deve la frase immortale:  Berlusconi è l’uomo più perseguitato dalla giustizia. E non il più perseguitato della politica dell’Italia o dell’Europa, ma dell’umanità.  O l’ineffabile Biancofiore, impareggiabile amazzone del Pdl, ancor più sgangherata della Santanchè,  passata dall’ammirazione per Mussolini al culto di Silvio, “un figaccione  che vivrà, ohinoi, fino a 120 anni” e “uno statista unico, un tycoon” che fa “spellare le mani per la sua lucidità”, mica come “quell’avvocatuccolo di Obama”.

C’è da tremare, e si sapeva, per le sorti dei diritti civili e per i temi eticamente sensibili, rivendicati come intangibili e inalienabili ma solo dai loro ancestrali pregiudizi: sempre l’implacabile Google riporta le forsennate difese della famiglia di pluridivorziati  o neo fondamentalisti, in odor di sant’Egidio (Mario Giro, agli Esteri), Walter Ferrazza, assurto alla politica  grazie al sostegno di quel Samori, ingegnere del consenso di ignari pensionati,  di Luigi Casero, ex sottosegretario all’Economia nell’ultimo governo Berlusconi, che colloca la difesa della famiglia al centro dei suoi interessi.

I neo sottosegretari non avranno la remunerazione aggiuntiva e se ne duole di certo   Gioacchino Alfano, deputato del Pdl che viene dalla zona di Castellammare di Stabia, cui lo stipendio di parlamentare già non basta proprio: “Il mio stipendio è contato, anche se al confronto con altri…” dice Alfano, nomen homen.. E i tagli, per l’onorevole, “sono lama sulla mia pelle già martoriata”.

La più festosa inclinazione all’uso improprio è appagata dalla nomina in quota renziana di una vedette della Leopolda, tal  Simonetta Giordani, responsabile dei pomposi  “Rapporti Istituzionali nazionali e internazionali” di Autostrade per l’Italia, messa a dare un nuovo contributo di eccentrico dinamismo al dicastero dei Beni Culturali, nel segno della continuità con quel Resca, manager di Mc Donald’s caro all’aedo Bondi: una garanzia per spericolati mecenati e sponsor discutibili.

Appropriatissima  invece la scelta di Marta Dassù, simbolo vivente di passioni, frequentazioni, istinti e interessi della cerchia del premieri: studiosa di politica internazionale, è stata direttore generale delle attività internazionali di Aspen Institute Italia (presidente Giulio Tremonti)  direttore della rivista di politica estera Aspenia, membro del comitato scientifico  di Confindustria, del direttivo Iai e della Trilaterale,  sottosegretario agli Esteri del Governo Monti  al fianco di Staffan De Mistura, brillante negoziatore nel caso dei marò.

Dura minga, si dice già del Governo, ma abbiamo già una nuova conferma che per poco che duri, ne farà di malanni.

 


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