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Al netto di un gruppo di interpreti assai in parte, è in primo luogo la confezione a reggere l'impianto complessivo del film: le psicologie dei personaggi sono ovviamente ridotte all'osso (il fanatico delle armi, il gestore del market, il contadino, la ragazzina petulante e via discorrendo) ma la desolazione del luogo in cui la storia si svolge è ricostruita con efficacia e originalità e così ci si mette un attimo a considerare verosimile l'isolamento in cui la diruta cittadina vive la propria quotidianità.
Inoltre, realizzato in un'epoca in cui la graphic-computer era un sogno che esisteva solo nei garage di Steve Jobs, va segnalato il fatto che i trucchi artigianali di cui il film fa largo uso sono davvero degni di nota e i mostroni tubolari, sorta di anguillone ctonie che si muovono scavando, risultano credibili e ben fatti. Ecco, i graboids, appunto. Il richiamo alla saga di Dune (1984) e dei vermi di Arrakis è più che evidente, ma S.S. Wilson, autore della sceneggiatura, racconta che, mentre si trovava sotto le armi nel deserto della California a lavorare per conto della Marina, immaginò che, riposando su una roccia, ci fosse qualcosa nascosto sottoterra ad impedirgli di scendere. Con molta semplicità, questa fu la genesi dei graboids. Anche se, per il battesimo ufficiale della creatura, si dovette aspettare la dichiarazione solenne, nel film, da parte di Victor Wong (Walter Chang, il proprietario del mini-market nel film) che quattro anni prima se l’era vista nei sotterranei del quartiere cinese di San Francisco niente meno che contro David Lo Pan (Grosso guaio a Chinatown, unico tentativo di action-comedy per il grande John Carpenter).
Alla fine della visione ciò che colpisce - prima dei graboids, delle facce sbomballate dei protagonisti e delle distese desertiche intervallate da cespugli e cinte di alte montagne all’orizzonte - sono le case fatiscenti di Perfection: cittadina sorta affastellando materiale di riciclo, che, non si sa come, produce quintali di spazzatura, talmente tanta che occorre un caterpillar per sbarazzarsene.
Film divertente e bel realizzato, insomma, che fa bene il suo sporco lavoro e porta a casa in pieno il risultato. Ce ne fossero.
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