Source Code

Creato il 19 novembre 2011 da Fant @fantasyitaliano

Trama di Source Code

Colter (Jake Gyllenhaal) è un pilota di elicotteri e veterano della guerra in Afghanistan. Si risveglia su un treno di pendolari senza avere la minima idea di dove si trovi. Di fronte a lui Christina, una bella ragazza che lo conosce ma che lui non riconosce affatto. In tasca (e nello specchio) l’identità di un giovane insegnante di nome Sean Fentress. Ad aiutarlo nel suo viaggio attraverso il tempo e lo spazio ci sarà un ufficiale di collegamento (Vera Farmiga), mentre sul treno verrà supportato e s’innamorerà di una ragazza (Michelle Monaghan). Ben presto Colter scoprirà di fare parte di un programma governativo sperimentale per le investigazioni su un attacco terroristico…

Recensione di Source Code

La spiegazione razionale di quanto sta avvenendo tarda un poco a venire e, comunque, è solo accennata. Si parla di meccanica quantistica e via discorrendo, ma nulla di troppo infodumposo come spesso i film di fantascienza, anche nei migliori casi, ci hanno abituato. Insomma, sappiamo quel che basta per non credere si tratti di magia, poi la storia ricomincia, scandita dal ritmo degli otto minuti che regna in tutto il film.

Gli attori sono in parte. Il terrorista, per esempio, è una via di mezzo tra un impiegato delle poste, un nerd e Breivik. Del tutto credibile e non totalmente monodimensionale, per quanto la meccanica del genere spesso voglia personaggi monodimesionali. I due protagonisti non fanno eccezione:  Jake Gyllenhaal, a suo agio nei viaggi temporali e nei count down verso la distruzione di mondi e dimensioni parallele dai tempi di Donnie Darko, così come nel ruolo del soldato testa di barattolo di Jarhead, appare spaesato dove deve esserlo e padrone del ruolo dove il protagonista deve agire contro gli ostacoli (siano essi manifesti o più insidiosi ed esistenziali). Michelle Monaghan con la sola presenza da mezzo punto in più alla valutazione finale del film (complimenti a chi ha scelto quella gonna e quelle calze) e, anche qui, tanto ci basta per provare empatia nei confronti del suo personaggio. Per motivi dovuti alla trama, le spettano una decina di battute contate, molte di queste ripetute più volte (ogni volta che il protagonista torna “indietro” per cambiare il Source code e si incanta sempre più al solo sentirla parlare), ma ogni volta in modo diverso e credibile. Nel complesso recita con il corpo (non con il culo) ed è tre spanne sopra qualsiasi attrice-ciliegina sulla torta preconfezionata e rancida di Transformers et Co.

C’è pure il coraggio di inserire proprio alla fine due o tre scene che cambiano del tutto il registro narrativo ed estetico del film. Non vi dico nulla, ma anticipo che risultano essere un ottimo catalizzatore emotivo di ciò che già ci viene anticipato lungo il corso della narrazione. Riescono a raggiungere questo importante risultato a causa del (o grazie al) loro apparire in contrasto con l’estetica dominante del cinema americano. Lo stesso che se deve farci vedere il dolore, vuole che esso sia in qualche modo mediato dal filtro del politicamente corretto o, peggio, del già visto. Non temete, capirete di cosa sto parlando se decidete (io ve lo consiglio vivamente) di vedere questo film. Ultimo particolare convincente è stato il non indugiare sulla condizione del protagonista con facili-scontati-banali riferimenti all’attualità della guerra etc. etc. Le tematiche ci sono, l’abilità pure, ed in questo film c’è pure l’intelligenza di capire che non serve essere didascalici e prolissi per comunicare dei significati.

Sintesi della recensione

Source code è un film per certi aspetti coraggioso, per altri fallito. Il coraggio è nella scelta di limitare gli ambienti e il cast al minimo indispensabile; il fallimento, nel non avere tralasciato del tutto i cliché del film d’azione all’americana. Nonostante questo, rimane un film da vedere, di molto sopra la media di ciò che ci viene offerto di recente sul versante azione-fantascienza.


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