Il progetto originario di South Stream prevede una biforcazione del condotto in Bulgaria, con il ramo Nord diretto verso l’Austria attraverso Serbia e Ungheria, e il ramo Sud che, transitando per la Grecia, avrebbe dovuto avere lo sbocco finale in Puglia: ma, rivela la fonte anonima, questo cambio di programma potrebbe portare ad un “taglio” del ramo meridionale del gasdotto. Gazprom, che su South Stream ha come partner l’Eni, punta solo a portare il suo gas in Italia, e il fatto di aver deciso di prolungare il termine del ramo Nord in Friuli o in Veneto renderebbe superflua ed antieconomica la costruzione del ramo Sud, ma senza il quale, tuttavia, la capacità di trasporto di South Stream andrebbe fortemente a ridimensionarsi.
South Stream, assieme al suo “gemello” Nord Stream (che da novembre trasporta il gas dalla Russia alla Germania), rappresenta il simbolo della politica energetica russa verso l’Europa Occidentale. Definire questo progetto “strategico” per Mosca è dir poco: basti pensare che per assicurarsi il controllo del Mar Nero, nelle cui profondità correranno le condotte, la Russia lo scorso anno ha ottenuto dall’Ucraina la concessione fino al 2042 della base navale di Sebastopoli, da dove le sue navi vigileranno sulla sicurezza delle preziose tubature che corrono nelle profondità.