Una delle monete del tesoro di San Mamiliano
Nel novembre del 2004, nella chiesa di San Mamiliano, un edificio sconsacrato del XII secolo che si affaccia sulla piazza principale di Sovana, gli scavi della Soprintendenza hanno individuato alcune sepolture rinascimentali, poste sotto il pavimento dell'edificio religioso. Il corredo di queste sepolture era piuttosto povero, fatto solo di medagliette, anelli, crocifissi e parti di rosari.Al di sotto, però, dei saggi di scavo, gli archeologi hanno individuato i resti di un edificio termale di età romana e, più ancora in profondità, con grande sorpresa, è comparso un contenitore in ceramica pieno di monete d'oro. Tantissime monete d'oro, estratte una per una, con pazienza certosina, dalla terra che le aveva custodite per così tanto tempo. Ora quelle monete sono esposte al pubblico nel Nuovo Museo di San Mamiliano, a Sovana.
Il tesoro di Sovana - due chilogrammi in monete d'oro - è interamente costituito da solidi coniati nel V secolo d.C.. Il solido, all'epoca, rivestiva un valore notevole. La tipologia era quasi sempre la stessa: sul diritto l'immagine e il nome dell'imperatore, sul rovescio raffigurazioni simboliche.
Panorama di Sovana
Le monete ritrovate a Sovana coprono un periodo che va dal regno di Onorio (402-403 e 405-406) al secondo regno di Zenobia (476-491) e sono in tutto 498. Tra queste monete le più numerose sono quelle coniate a Costantinopoli, seguite dalle monete coniate a Roma, Milano e Ravenna. Pochi sono i pezzi provenienti da Tessalonica.Una nota curiosa: Alexandre Dumas, studiando antichi documenti e raccogliendo favole e leggende, fu talmente preso dalla storia di questo tesoro che lo "adottò", trasformandolo nel tesoro del Conte nascosto sull'isola di Montecristo.
Ottanta pezzi di questo importantissimo tesoro, unitamente all'olla che lo conteneva, sono esposti nel Museo di San Mamiliano, a Sovana, allestito nella ex chiesa dove è avvenuto lo straordinario ritrovamento. Con le monete è possibile ammirare reperti ceramici del III-II secolo a.C..
La chiesa di San Mamiliano è la più antica di Sovana. Alcuni studiosi ritengono risalga al VI secolo d.C. e fu la prima sede vescovile della diocesi. In alcuni punti poggia su strutture ancora più antiche, edifici dismessi di epoca etrusco-romana. Altri ampliamenti furono effettuati entro il Duecento. L'edificio venne, però, abbandonato nei secoli successivi, a seguito soprattutto del trasferimento della cattedra vescovile presso il Duomo (cattedrale dei Santi Pietro e Paolo).
La chiesa è a navata unica con doppia area absidale, che rappresenta la parte più antica del periodo paleocristiano. Probabilmente doveva essere dotata anche di una cripta, sempre presente negli edifici dell'epoca, che doveva trovarsi nell'area sottostante alle due absidi. E' priva di copertura e le sue pareti sono in blocchi di tufo, nel cui basamento, in alcuni punti, presenta strutture etrusco-romane.
Secondo l'agiografia San Mamiliano fu vescovo di Palermo nel V secolo. Fu perseguitato dai vandali di Genserico ed esiliato a Cartagine, da dove riuscì a fuggire per ritirarsi sull'isola di Montecristo dove visse in eremitaggio fino alla morte.