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Sovietpunk (1 di ?)

Creato il 23 novembre 2010 da Mcnab75
Sovietpunk (1 di ?)
27 aprile 1994

  L'uomo che ho davanti è nervoso, provato da una vita passata a guardarsi le spalle, sia dagli amici che dai nemici. Dei suoi trascorsi come referente della 'ndrangheta ne parla buona parte della stampa revisionista. Per gli altri il generale Currone è semplicemente l'eroe della Battaglia di Passo Europa. Incontrarlo non è stato facile, tanto che ho dovuto scomodare i miei referenti nel Parlamento italiano.

Currone mi ha accolto sul terrazzo della sua casa, da cui si gode una splendida vista sullo Stretto. Peccato solo per ciò che fa capolino oltre il braccio di mare. Reggio invece è calda, accogliente sotto il sole di fine aprile. Non è un mistero che la Guerra dopo la Guerra ha, per assurdo, portato ricchezza alle città ai confini della Fortezza Europa. Reggio Calabria è una di esse. Si vedono fabbriche, alberghi e, ovviamente batterie di cannoni e unità navali. Il tricolore sventola ovunque.

   - Guardi al di là del mare -, mi dice Currone, sorseggiando il vino. - A Messina non si vede mai muovere niente. È come se non esistesse più vita per chilometri e chilometri. Eppure sono là, lo sanno tutti, e lo confermano anche i satelliti spia inglesi.

   - Parla delle meduse, ovviamente. I leninisti non possono certo starsene nascosti sottoterra per tutto il tempo.

   - Chi lo sa, chi lo sa... - Currone ha l'atteggiamento di uno che è ha conoscenza di segreti preclusi ai più. Io so che non me li rivelerà mai, infatti non è per questo che ho chiesto d'intervistarlo.

   - Lei comandava il COMFOD 2 durante la Battaglia di Passo Europa.

   - Io preferisco ricordarla come “Battaglia dello Stretto”.

Orgoglio meridionale, nonostante tutto. Difficile comprenderlo per un mezzo sangue come me: padre pisano, madre nizzarda, ma un'esistenza trascorsa a Parigi. Mi sento poco italiano. Annuisco per ingraziarmi il vecchio generale. Un alito di vento soffia improvviso dal mare. Vinco la tentazione e l'abitudine di controllare il contatore Geiger tascabile. So che l'Italia è al sicuro dalle polveri radioattive, sia da quelle che vengono dal lontano ovest, che da quelle delle steppe russe.

   - Quando le comunicarono che le astronavi galleggianti sulla Sicilia avevano sbarcato delle truppe d'occupazione?

   - Noi del comando del Sud Italia ce ne accorgemmo fin troppo presto. La Terza Guerra Mondiale era finita da meno di tre settimane quando arrivarono le astronavi. Mentre il mondo, beh, quel che ne rimaneva, si domandava cosa spingesse questi misteriosi visitatori a palesarsi in un momento così tragico della nostra storia, i servizi segreti ancora funzionanti avevano già raccolto le testimonianze di sbarchi alieni in Medioriente, Vietnam, Centrafrica, Amazzonia e via dicendo.

   - E queste informazioni giunsero fin qui, al Sismi.

   - Anche se tutto faceva pensare agli Stati Uniti ridotti a un Medioevo nucleare, e per molti versi è vero ancora tutt'oggi, le molte spie della CIA dislocate un po' ovunque non avevano perso i contatti coi loro colleghi europei. Sono state loro ad avvertirci.

   - Come han fatto gli ex KGB nel Caucaso, immagino.

Currone fa una smorfia teatrale. - Io di loro non mi fido. O forse crede per davvero che i sovietici sono estranei a tutto quello che è successo?

   - È per questo che sto scrivendo il libro di cui le ho parlato. Per capire qual è la verità.

L'ex generale ridacchia. - Ho capito: lei è un utopista. Il popolino non ha mai attinto alla fonte della verità, per questo si deve accontentare di ciò che raccontano i politici. Ancora non sappiamo chi ha fatto fuori Kennedy, Mattei, Aldo Moro, per tacere di tutti gli altri. Cosa le fa credere che questa volta scopriremo per davvero chi ha premuto i bottoni delle atomiche?

   - Non è questo l'unico mio interrogativo.

Questa volta Currone è colpito. Socchiude gli occhi, sorseggia ancora il vino per prendere tempo. - La prenderanno per uno dei tanti revisionisti. O, peggio ancora, per un complottista sciroccato.

Non è per questo che sono qui, perciò decido di dare una brusca sterzata al discorso. - Se non le spiace mi vorrei concentrare sui giorni della battaglia.

Sospira. - Ma certo, meglio così. Dunque, mi dica.

   - Veniamo subito al dunque: avvertiti dalla CIA, voi del Comando Forze di Difesa 2, il COMFOD, avete fortificato questo lato dello Stretto, decidendo per la quarantena immediata di tutta la Sicilia.

   - Questo non l'ho deciso io, bensì il Presidente Andreotti. Una scelta drastica che l'ha poi condannato a diventare un paria della politica, ma che ha di fatto salvato l'Italia dagli invasori.

   - Già, perché le astronavi che da meno di 24 ore si erano spostate dai cieli dell'Algeria a quelli siciliani avevano già sbarcato le truppe d'occupazione, avendo la meglio sul... come si chiama?

   - Il Comando Regione di stanza a Palermo. Vale a dire di tutti i nostri uomini dislocati sull'isola. Solo il 6° reggimento della Brigata Aosta resisteva nella zona di Trapani. È contattando il loro ufficiale in comando che abbiamo tracciato un primo prospetto sulle unità nemiche.

   - Parla del maggiore Troise. Un eroe nazionale.

Currone annuisce. - Eroe perché è morto nelle ultime ore dell'assedio di Trapani, consentendo l'evacuazione di molti profughi. Se fosse ancora vivo, ora sarebbe un deputato della Repubblica.

Cinico ma realistico. - Quali erano le stime sulle unità nemiche?

   - Tremilacinquecento meduse e trentamila uomini spaziali.

Quasi sorrido mentre pronuncia quel termine desueto. Meglio non offendere un vecchio orgoglioso come Currone. - Lei era al comando delle forze italiane disponibili qui al Sud. Andreotti ordinò la quarantena, ma lei non ha pensato a una controffensiva sul territorio isolano?

  

- Inviai alcune unità speciali: alcuni incursori del GOI e del GOS. Nessuno di loro tornò. Nemmeno i nostri raid aerei contro le astronavi delle meduse ebbero successo, visto che il gap tecnologico era dalla loro parte. A quel punto pensare a un'invasione via terra, coi mezzi da sbarco, era folle. Forse, se avessimo aspettato i rinforzi promessi dai francesi, avremmo potuto tentare qualcosa. Ma già il 29 novembre del 1991 quei maledetti erano a loro volta pronti a passare lo Stretto per attaccare la penisola.

   - Fu allora che iniziarono a bombardare Reggio, giusto?

   - Esatto. Tutti ci aspettavamo che utilizzassero le astronavi per portare le unità da sbarco da questa parte. Allora non sapevamo ancora che le navi-madri producono quei liquami schifosi che le meduse utilizzano al contempo come cibo e acqua. Visto che avrebbero costruito i silos di approvvigionamento solo nei mesi successivi, non potevano spostare i velivoli altrove. A quanto pare fanno in fretta a morire di fame e di sete.

   - Perciò utilizzarono i cannoni.

Currone punta un dito verso il mare, anzi oltre. So cosa sta indicando. L'avevo già notato io: una sorta di enorme obelisco inclinato che spunta all'orizzonte, più o meno nel bel mezzo della ghost town che una volta era Messina. Ma non è solo un monumento, questo lo sanno tutti, e il generale me lo conferma. - Quello è il più grande. È dai giorni della battaglia che non funziona più. Forse lo hanno semplicemente disattivato. Ma a quei tempi ce n'erano almeno trenta, e tutti sparavano quei proiettili di muco batteriologico che corrodeva ogni cosa.

Il generale si esprime per approssimazione. Lo correggo: - Intende dire i proiettili a base di naniti.

   - Che giovanotto puntiglioso! Certo che intendo dire quelli. Non dovevano nemmeno colpire il bersaglio. Ogni volta che uno di quei cosi cadeva nei pressi di una nostra postazione di artiglieria rilasciava una piccola nube nera, che divorava tutto ciò con cui entrava in contatto, carne o metallo che fosse. Noi replicavamo con ciò che avevamo a disposizione: obici semoventi PzH 2000, lanciarazzi MLRS, incursioni aeree con gli elicotteri Huey. Andammo avanti a spararci addosso come folli per due giorni, quasi ininterrottamente. Noi cambiavamo spesso le postazioni di tiro per confondere i nemici, che tra l'altro nemmeno vedevamo.

   - Ossia?

   - I cannoni delle meduse erano radiocomandati dalle stesse astronavi. Gli umanoidi che li avevano portati fin lì erano solo droni biomeccanici. Forse potevamo distruggerli prima che assemblassero le batterie, ma gli ordini arrivarono in ritardo, perché a Roma speravano ancora in un intervento francese o inglese. Con gli americani che avevano sbaraccato per portare aiuto in patria non avevamo più nessuno a pararci le spalle.

   - Capisco. Così vi trovaste coinvolti in una battaglia d'artiglieria d'altri tempi, mentre gli “uomini spaziali” agivano come truppe d'occupazione sull'isola. Lei che cosa pensava di quello strano connubio di nemici?

   - Quello che allora pensavano tutti: a un'alleanza tra gli alieni e ciò che rimaneva delle Forze Armate sovietiche. Sa una cosa? Ancora oggi non sono certo che il PCUS fosse davvero all'oscuro dell'esistenza di quei bolscevichi spaziali. La storia dell'astronave di Lenin decollata da un'oscura base azera nel 1924 mi pare così ridicola. No, dico: 1924! La cosmonautica non esisteva nemmeno.

   - Le ricordo che le meduse e i leninisti della Rivoluzione d'Ottobre hanno causato anche la nuclearizzazione di numerose importanti città dell'URSS.

   - Forse sì, o forse si trattò solo di un errore tattico. Quando quell'infiltrato nel gruppo golpista moscovita riuscì a far lanciare i missili ICBM, sperava forse di precedere ogni possibile reazione americana. In fondo era uno spaziale, poteva non conoscere bene gli equilibri di potere...

Scuoto la testa ma non ribadisco. Non sono qui per discutere le tesi reazionarie di Currone. Lo farò con altri. - Comunque sia, alla fine qualcuno capì che coi nemici dall'altra parte dello Stretto bisognava andar giù duro.

   - Esatto. Il Governo ci autorizzò a utilizzare proiettili incendiari, anzi, chiese all'Aeronautica di fare lo stesso. Così iniziammo a bombardare Messina e dintorni con Napalm-B, termite e altre porcherie. Ne avevamo una discreta riserva, lasciataci in dote dagli americani, in barba a tutte le convenzioni internazionali.

Guardo oltre il mare. L'ampia fascia di territorio bruciato fino alle pietre è una cicatrice indelebile di quei giorni terribili. Messina stessa è in gran parte bruciata, anche se gli edifici più solidi hanno resistito meglio allo scempio perpetrato dai nostri soldati. - La strategia si rivelò efficace.

   - Sì. I sensori dei cannoni venivano fusi dal fuoco e le munizioni a naniti, come le chiama lei, erano ancor meno resistenti alle altissime temperature. In otto ore riuscimmo a respingere l'attacco nemico, che senz'altro era inteso per creare una testa di ponte con la penisola. Purtroppo però il resto della Trinacria era oramai sotto il controllo di quei mostri. Pochi giorni dopo uno degli uomini spaziali, Eugenji Boretsov, proclamò la Repubblica Democratica di Sicilia, presentandosi poi come Presidente della medesima. Il gabinetto Andreotti rifiutò il piano del Capo di Stato Maggiore Canino per la liberazione dell'isola, in attesa del parere degli alleati europei. Che, infine, decisero di tentare la sortita su altri fronti, limitandosi a militarizzare Reggio Calabria per arginare eventuali altri attacchi del nemico.

È ora della stoccata decisiva. - Nei giorni compresi tra la Battaglia dello Stretto e la proclamazione della RDS molti profughi cercarono riparo qui, in Calabria, a bordo di imbarcazioni improvvisate. A quanto pare né le meduse né i leninisti tentarono di fermarli. Eppure ne morirono a centinaia, perché evitarono la devastata Messina, imbarcandosi altrove, spesso senza la necessaria esperienza per compiere la pur breve traversata. Conti anche che era un novembre gelido, col clima sconvolto dall'inverno nucleare che gravava su quasi metà pianeta.

Currone socchiude gli occhi. - Dove vuole arrivare?

Proseguo imperterrito: - Altri si salvarono pagando dei non meglio precisati “scafisti” mandati a largo delle coste siciliane per raccogliere i fuggitivi. A costo altissimo, ovviamente. La commissione parlamentare che indagò sull'accaduto riferì di un accordo tra mafia e 'ndrangheta per gestire quell'affare lucroso. Ovviamente col beneplacido di alcuni ufficiali dell'Esercito che avevano invece l'ordine di, cito testualmente “non far passare nemmeno un sorcio senza prima aver individuato eventuali rischi biologici o d'infiltrazione nemica sul territorio italiano”.

   - Se ne vada. - Il vecchio si alza, sbigottito e furente. Strano, poteva immaginare che sarei arrivato a questo punto. O forse i miei buoni uffici gli han fatto pensare altrimenti. Decido di non calcare la mano, di lasciarlo solo coi suoi fantasmi. La giovane governante filippina compare come dal nulla e mi fa cenno di seguirla. Eseguo senza più fiatare. In fondo la storia di Gaetano Currone rimarrà sempre a cavallo tra eroismo e infamia. La Storia, e ancor prima la gente comune, deciderà come ricordarlo.

E per me questo è solo il primo tassello di un puzzle molto complicato da assemblare.

 

Sovietpunk (1 di ?)

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