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Sovr-Impression

Da Salvinsa
Sovr-Impression
Parzialmente rasato così come affamato, così come stremato. Certamente dissennato. Cadavere squisito della mia (di)s-carica ragione. Fuggiti via quei balzi in piedi stracolmi d'entusiasmo, restano interminabili raffiche e il ricominciar canceroso. Furti d'autore e puzzle di vicende disorientanti. Di troppa lucidità s'annega. Trovare una configurazione adatta prima d'andare in avaria.

Pa(r)tire allora con un altro di questi resoconti poco oggettivi, d'un diluvio dolce e incantato inaugurato dal Cortazar manoscritto trovato in una tasca, incroci labirintici, speranze disperate della coincidenza co-incisione delle linee. Un incidente quello dell'incidere con il caso. I migliori appuntamenti sono quelli che non ci si dà. Vederla prendere la sua direzione e non poterla seguire.

Incrociare le braccia o gli sguardi. Le dita. Rotture e regole del gioco. Del giogo piuttosto. Di come cadere in trappola da soli e poi uscirne fuori insieme. Non facendo altro che cercarsi. Per perdersi meglio. Approfonditamente. A sprofondata mente. Non possiamo separarci così prima d'esserci incontrati. Scenderai da lassù quando vagheremo nel fondo del pozzo?

Il suo sorriso le aveva fatto male, voleva seguirla fino alla fine di questi giorni, di questa vita e oltre. Fino all'ultimo e altrove. Tra quegli spazi antonioniani rarefatti mistici desertici di Zabriskie Point, prima della celebre ipnotica deflagrazione finale, lì dove i corpi si amavano perché ultimi esemplari d'una faccenda ormai estinta, quella dello stringersi la mano senza pensare al futuro, quella dell'abbracciarsi al presente.

Le trasgressioni sono l'anima delle digressioni e viceversa, mentre risolutamente, liberatoriamente e con nonchalance, l'esserci e i discorsi a questi intorno rompono solo i coglioni.

Tra coincidenze di treni e di vite, di trascorsi, di percorsi, di intuizioni, di sventure, di ragguagli, di slanci, di rimpianti, di stenti di esaltazioni, di eclatanti meraviglie, di discese infernali e crolli verticali, di attrazioni, di fatiche, di corrispondenze, di pezzi, di constatazioni, di rilanci, di trasformazioni, menomazioni, crolli ancora, fraintendimenti e complimenti, appuntamenti e sparizioni. Competizioni partecipazioni incitamenti abbracci offerte aiuti prudenze gentilezze compagnie inizi indizi scoperte visioni parole simbiosi parabole percorsi. Con il traguardo altrove. Una coincidenza o l'uscita.

E in più cosmicomica guest star dai valori alterati, uova marce del presente trasfigurate in chiave fanta-trash. Per la messa in scena delle incongruenze lassative. Qualunque cosa va male, quindi tutto a posto.

In tempi di patologie latenti, delusioni cocenti, feedback latitanti, conoscenze approssimative e riconoscimenti postumi, cercasi levità di desiderio, ingenuità di vivere. Dismisura della parola. Perdere il filo del discorso. Scostarsi dalla linea maestra. Non potersi più dire ammaestrati. Andando troppo oltre o non ancora abbastanza. Non in linea, non in bilancia, non in equilibrio. Mancanti dell'inafferrabile. Insoddisfatti del presente. Transdisciplinari quanto indisciplinati.

Sovr-impressions. Gli strati che si accumulano, gli stati che si accomunano e si sedimentano. E trattenere sempre, trattenersi mai. Mai dire sempre, mai dire mai.

Manoscritto trovato in un anfratto di cuore della notte, scritto fibrillando, palpitazione una dopo l'altra. Per sognatori generosi, ammaccati e indomiti, di quelli con i piedi per aria, con la testa nella sabbia, con il cuore in gola, con i pugni in tasca, di quelli che preferiscono rassegnare le dimissioni da questa logica e da questa vita piuttosto che rassegnarsi, piuttosto che riassegnarsi.

Là ove ella mi scorse, Petrarca gioca in corner allo scadere. Calcia con eleganza e conduce lontano.

Di miraggi tramonti tuffi colazioni, di felini buffi, di scatti vitali, di smorfie e spiagge e iridi altrimenti colorati, di momenti magici e pozioni fragili, di banchine sorprese fermate scale

piani alti ventilatori.

Di tesi inutili e malintesi gentili. Di rapimenti odori onori gratitudine. Di mostre di coraggio e di lacrime.

Di corse a perdifiato voli mentali, spalle solidali, sonni tranquilli e prudenze di ritorno.

Di estemporaneità e tenerezze. Di improvvisazioni di improvvise luminose sensazioni.

Di tutto ciò che non ha parole.

Vasi comunicanti e piacevoli equivoci. Se non ora quando.

Combinazioni, riflessi. Accadimenti. Cadute. Ma cosa abbiamo combinato per non sfiorarci nemmeno più?

Tra scorte di scarti, scarti di scorie. Scorato dalla cerimonia martirologica del ri-ferirsi, eppur sollevato d'esserci in questo convoglio. Prima di salire qui in quale deserto mi trovavo?

Non c'è nessuno da queste parti. Dalle mie di parti si viaggia in formazione rimaneggiata. Con l'informazione manipolata. Ora comunico prima me se anche fosse possibile dirci qualcosa, così perturbati, agili a cadere, con l'horror vacui dello starsene con le mani in mano.

La pasta passa e il vino resta: Quartucci e Leo nel '65 facevano la fame, e non era uno spettacolo.

E ora salire in una delle pre-stazioni possibili. Poiché potrebbe non esser dato seguito.


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