Uno dei metodi di riduzione del sovraffollamento carcerario, senza contare sempre e solo su indulto e amnistia, è quello di far scontare la pena di un cittadino straniero nel suo paese di origine. Questo sistema è stato adottato dall'Unione Europea nel 1983 con la Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, ed è stato ratificato da 64 paesi, Italia compresa.
Ne parla oggi un articolo del Fatto Quotidiano che rileva alcune incongruenze e contraddizioni, tipiche italiane. Secondo il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nelle carceri italiane vi sono, al 30 settembre 2013, 22.770 detenuti stranieri, molti dei quali, se fossero rispettati i trattati esistenti o se fossero sottoscritti, potrebbero scontare la loro pena nel paese di origine. Ma così non è. Valga per tutti l'esempio dell'accordo bilaterale con il Brasile, pronto da 22 anni ma non ancora ratificato dal Parlamento italiano. Attualmente, sempre secondo il Dap, l'Italia ha siglato accordi bilaterali con 7 paesi: Albania, Cuba, Hong Kong, India, Perù, Romania, Thailandia, ma, a quanto racconto il Fatto, non esisterebbero statistiche su quanti detenuti sono stati trasferiti, a riprova della scarsità dei numeri e del probabile disinteresse per un metodo lecito di riduzione del sovraffollamento. Tra le altre cose, oltre a ridurre il numero dei detenuti e a far vivere meglio quelli che rimangono e oltre a consentire le visite dei parenti, ci sarebbe anche un risparmio per lo Stato, sui 150 euro al giorno che costa in media un detenuto. Però è molto più facile proporre l'indulto.
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Sovraffollamento carceri e rimpatrio stranieri condannati: il ritardo italiano
Creato il 28 ottobre 2013 da Paopasc @questdecisione
Uno dei metodi di riduzione del sovraffollamento carcerario, senza contare sempre e solo su indulto e amnistia, è quello di far scontare la pena di un cittadino straniero nel suo paese di origine. Questo sistema è stato adottato dall'Unione Europea nel 1983 con la Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, ed è stato ratificato da 64 paesi, Italia compresa.
Ne parla oggi un articolo del Fatto Quotidiano che rileva alcune incongruenze e contraddizioni, tipiche italiane. Secondo il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nelle carceri italiane vi sono, al 30 settembre 2013, 22.770 detenuti stranieri, molti dei quali, se fossero rispettati i trattati esistenti o se fossero sottoscritti, potrebbero scontare la loro pena nel paese di origine. Ma così non è. Valga per tutti l'esempio dell'accordo bilaterale con il Brasile, pronto da 22 anni ma non ancora ratificato dal Parlamento italiano. Attualmente, sempre secondo il Dap, l'Italia ha siglato accordi bilaterali con 7 paesi: Albania, Cuba, Hong Kong, India, Perù, Romania, Thailandia, ma, a quanto racconto il Fatto, non esisterebbero statistiche su quanti detenuti sono stati trasferiti, a riprova della scarsità dei numeri e del probabile disinteresse per un metodo lecito di riduzione del sovraffollamento. Tra le altre cose, oltre a ridurre il numero dei detenuti e a far vivere meglio quelli che rimangono e oltre a consentire le visite dei parenti, ci sarebbe anche un risparmio per lo Stato, sui 150 euro al giorno che costa in media un detenuto. Però è molto più facile proporre l'indulto.
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