Mauro Palma è persona sensibile e competente. La scelta di scegliere lui per la guida della Commissione del ministero della Giustizia sul sovraffollamento degli istituti penitenziari fa ben sperare. Un compito arduo che si scontra con problemi di carattere logistico economico e resistenze culturali e politiche (leggi: giustizialismo grillino-leghista) I contenuti di questa intervista, realizzata a fine luglio, sono ancora validi, nonostante la legge di conversione del decreto sulle carceri, ne abbia depotenziato in parte la portata.
Prima di assumere quest’incarico, Mauro Palma ha guidato il Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti, un organo del Consiglio d’Europa che ha tra le sue prerogative quella di poter ispezionare senza preavviso qualsiasi luogo detentivo ubicato nel territorio dei paesi che hanno ratificato la Cedu, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.
La Commissione ministeriale sul sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani istituita dal ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, è composta da 15 membri, tra i quali politici e alcuni funzionari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ha poteri consultivi e in novembre dovrà avanzare delle proposte di intervento per far fronte alla tragica situazione delle patrie galere. Al 30 giugno 2013, i detenuti presenti erano 66.028, a fronte di una capienza regolamentare di 47.022 posti
L’Italia è stata condannata in via definitiva dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo per il trattamento riservato a 7 detenuti reclusi negli istituti di Piacenza e Busto Arsizio (Va) e ha tempo fino al maggio 2014 per mettersi in regola. Nell’intervista, Palma spiega le motivazioni della condanne, le cause dell’attuale situazione di sovraffollamento ed esprime il suo giudizio sul cosiddetto decreto “svuota carceri”.